I giorni NO

cancro al seno

I giorni no sono quelli che devi soffiarci via la cenere…
Sono quelli che portano i pensieri alla luce.
Sono quelli che dicono altre verità.

I giorni no sono quelli che te li ricordi, sono quelli che durano più degli altri.

I vestiti nell’armadio dei giorni no sono della misura sbagliata.
Ti chiedi come hai fatto a comprarli…

Il rossetto dei giorni no non colora, è opaco, non brilla, disegna contorni tristi… Perché i sorrisi dei giorni no hanno pochi denti e spesso stretti da non respirarci.

Le strade sono piene di buche e le canzoni alla radio dei giorni no sono stonate.

Nei giorni no devi fare i conti con gli anni passati, con le attese, con le delusioni e le speranze che scoloriscono.

I giorni no sono senza capelli, sono senza allegria…
E ti chiedi se hanno una porta per uscire.

Poi però… In quei giorni senti che hai una forza che non ti avevano insegnato.
Senti di avere la tua strada chiara nella mente.

Sono i giorni no che ti insegnano più di tutti gli altri
e tu devi passarci dentro, con l’anima e con il corpo.

Piove forte dentro ai giorni no e tu non hai portato con te l’ombrello.
Devi correre veloce.
Poi respirare forte e spingerli dietro di te con tutta te stessa.

Devi metterli nel passato.

Devi chiuderli nel tuo forziere e riviverli ogni volta che ti sembrerà una giornata no, ma sarà solo la normalità di una vita che ti sei meritata.

 

Per tutte le donne che hanno combattuto o combattono ancora contro una malattia impietosa. Per quelle che ce l’hanno fatta, per quelle che sono solo alla prima battaglia, per quelle che la guerra l’hanno persa ma senza mai perdere la forza e la dignità per lottare ❤️

 

 

Con tutto l’amore del mondo

mother's day malta

Come sono belle le mamme stanche.❤️
Come sono belle le mamme che sorridono comunque. 🌞

Le mamme che ne hanno passate tante e che ne passeranno ancora…
Sono belle le mamme quando abbracciano, i loro abbracci dicono dolci bugie.
Mi piacciono le mamme con le rughe, sono quelle che hanno cresciuto i loro figli e continuano a vivere per loro.🍂
Loro invecchiano, ma il loro amore no… Resta fresco come una ventata di Primavera.🌸

Le mamme dormono poco,
Le mamme colorano i panni bianchi di arcobaleno e fanno pasticci in cucina. Quelle sono le mamme più belle, quelle imperfette, quelle vere, quelle che non le metti in copertina, ma le tieni nel cuore!❤️

Come sono belle le mamme che piangono. Le loro lacrime insegnano ai figli la vita.
Che meraviglia che sono gli occhi delle mamme. Puoi usarli da specchio per vederti come sei davvero, oppure puoi leggerci tutte le risposte che cercavi.⭐️
Le mamme non hanno stagioni.
Le mamme non hanno colore.
Le mamme hanno mani esili per fare carezze che restano come solchi sulla pelle.🤗
Le mamme hanno i capelli in disordine e lo sanno… Ma come sono belle quando al mattino preparano la colazione assonnate.
Sono così belle le mamme, quelle che sanno rammendare anche gli sbagli e non si vede più niente.

Che Dio benedica le mamme.
Che Dio benedica tutte le persone che sono capaci di amare qualcuno come fanno loro.
Incorniciamo i loro sorrisi.
Celebriamole le mamme.

Certi doni non hanno un prezzo, ma valgono più di tutti gli altri.🌈

3 anni senza Julia🌹

Mariposa

Se chiudo gli occhi ascolto il battito dell’ali tue leggere.
Sento quel soffio candido dell’aria che trasporti e il calore del sole che illumina le ali.

Sei tu.
Sei tu che vieni a farmi visita.
Non parli.
Ma sento forte il tuo pensiero che prende forma nel mio cuore.

Sei un istante.

Sei un colpo al cuore che sveglia il peso del dolore.
Eppur… Se con quel battito porti da me il ricordo di che m’ ha trafitto il cuore, tanto è beato il mio pensiero che porta il volto e la tua voce in vita.

Sei come l’aria, una carezza fresca sul fuoco che arde dentro.

Vola farfalla fino a confonderti col blu e svanir nella mia mente.
Tu che sei libera dal pianto, resta ancora un po’ al mio fianco…

Ma riposa.

 

 

Per Chiara che piange la sua giovane figlia e ha imparato a convivere con il suo dolore. Il pianto spesso non ha voce, ma io so leggerlo e ascoltarlo dai suoi occhi.

 

CERTI SOGNI…

valentina maini malta

Mamma, tu ce lo hai mai avuto un sogno?

Sì, ce l’ho avuto e si è avverato.

Ho sognato che qualcuno mi chiamava mamma.

Ho sognato di rappresentare questo ruolo nella vita di tutti i giorni e ho avuto paura che fosse troppo difficile per me.

Ho desiderato essere una mamma speciale, una mamma amata e capace di dare amore infinito. Senza chiedere nulla in cambio.

Il mio sogno era ancora privo di un volto, ma era già intenso e forte.

Ho sognato di diventare importante per qualcuno al punto da rappresentare in alcuni momenti l’unica al mondo. Ho sognato di fare il possibile e , a volte, anche l’impossibile per riuscirci!

Ho sognato gli abbracci, le lacrime, i capricci.

Ho sognato il vento che spettinava i miei capelli mentre l’orizzonte si faceva più vicino e tra le mie braccia il sole scaldava la carne della mia carne.

Ho sognato anche un termometro caldo… Fino a notte fonda.

Ho sognato i pannolini e il borotalco profumato sulle mie mani.

Ho sognato il grembiule da abbottonare.

Ho sognato un gelato che gocciava sulla mia gonna.

Ho sognato un filo d’erba, una pozzanghera e una margherita da ammirare.

Ho sognato la stanchezza, le risate e l’allegria.

Ho sognato km di automobiline veloci… Ho sognato bambole a cui tagliare i capelli, pentoline piene di terra e fogli bianchi da colorare.

Ho sognato i braccioli da gonfiare e ho sognato di essere un delfino da cavalcare… Ho sognato la prima maschera per guardare il fondale e i tuffi col naso tappato!

Ho sognato le coccole al tramonto. I baci della buonanotte e le carezze del risveglio!

Ho sognato la neve che cadeva fredda sulle guance e la sciarpa da avvolgere intorno al collo!

Ho sognato i sedili di un aereo per dormire e le mani mai stanche di accarezzare.

Ho sognato gli incubi da scacciare, i denti da lavare. Ho sognato i bagnetti caldi e le stanze da riordinare.

Ho sognato le gambe stanche, gli occhi che si chiudevano… Ho sognato i primi dentini, le parole, i discorsi buffi!

Ho sognato primavere sui prati ed estati con i piedi nella sabbia.

Inverni freddi con gli scarponi da allacciare e autunni arancioni con le foglie da calpestare.

Ho sognato tutto questo ed altro ancora senza saperlo.

E l’ho vissuto, l’ho sentito in ogni piega della mia pelle.

Ho sentito il sudore sulla fronte e il respiro tra i miei capelli.

Ho sentito il cuore che batteva forte.

Ho sognato cuori infranti da aggiustare e parole difficili da spiegare.

Ho sognato sorrisi da far brillare e sogni da supportare…

Ho sognato verità da svelare. Bugie da ingoiare.

Ho sognato l’emozione unica e irripetibile.

Ma sai cosa ho scoperto?

Che certi sogni mentre li vivi credi ti stiano portando verso la realizzazione. Invece la realizzazione è viverli, giorno dopo giorno.

Perché certi sogni sono un viaggio… Sono una sentiero da percorrere, una strada da attraversare.

Certi sogni ti prendono l’anima e poi il corpo e non ti lasciano più nemmeno una fessura libera.

Certi sogni diventano tutta la tua vita e ti chiamano mamma.

 

 

 

VIVERE ALL’ESTERO: superare la paura dell’ignoto

Ciò che non conosciamo spesso ci spaventa.

Questo è un dato di fatto che interessa la maggior parte degli individui, soprattutto se si tratta di prendere una decisione che cambierà completamente la propria vita.

Come decidere di trasferirsi all’estero

A proposito di questo, io credo che si debba partire da un’idea di base: nulla è definitivo e nessuno ci impedisce di tornare indietro anche dopo un cambiamento radicale.

Cambi paese ma resti lo stesso…

Siamo sempre noi, in un altro paese, con nuovi progetti e sogni, ma sempre noi. Questo significa che cambiare il luogo in cui si vive non sempre è chiudere i conti con il proprio passato lasciando la vita di sempre nel dimenticatoio.

Un’esperienza all’estero

A me ha aiutato molto pensarla come un’esperienza.

L’idea di poter tornare indietro e di non dover decidere in modo definitivo mi ha aperto uno spiraglio di speranza da cui ho potuto attingere serenità nei momenti di dubbi e confusione.

Nessuno vorrebbe uscire dalla propria comfort zone, ma è anche vero che dobbiamo essere noi a ricostruire quella sensazione di benessere e tranquillità da un’altra parte.

Parola d’ordine ottimismo

La serenità dobbiamo trovarla dentro di noi, così da riversarla su tutte le sfere emotive. Essere positivi e ottimisti nei confronti del futuro è il solo strumento che abbiamo per affrontare una sfida così incredibile.

Quando ho preso la decisione sul trasferimento a Malta ho sentito una parte di me tremare, ma poi ho percepito la forza che avevo e l’entusiasmo che aumentava mentre io e mio marito progettavamo i dettagli di questa esperienza.

Era molto stimolante uscire dalla comfort zone. Era davvero eccitante valutare insieme ogni dettaglio che avrebbe fatto parte della nostra “nuova” vita.

La casa, la scuola e tante altre variabili ci assorbivano perché eravamo molto confusi. Non sapevamo se stavamo valutando bene le zone in cui vivere e le diverse opzioni che riguardavano la nostra vita. Eravamo però certi di voler provare questa esperienza e di volerla vivere fino in fondo.

Perché trasferirsi all’estero

Trasferirsi all’estero, in qualunque paese, significa iniziare un’esperienza nuova che deve arricchirci e aiutarci a capire qual è il nostro posto nel mondo.

E’ possibile che sia solo una prima esperienza e che poi ne seguano altre. Altri paesi, altre culture e altre occasioni per guardarsi dentro e capire i propri desideri.

 

Vivere in modo più “leggero” una decisione così importante è alla base del proprio benessere emotivo e della propria serenità.

Quando si decide di andare a vivere all’estero è fondamentale farlo con la consapevolezza che si può tornare indietro sui propri passi perché questo ci aiuta ad alleggerire il senso di responsabilità e il timore che ne conseguono.

Il mio consiglio è di organizzare tutto con cura, ma sempre pensando che potrebbe essere solo un’esperienza provvisoria.

Vivere all’estero a tempo determinato

Ciò per cui ci si deve impegnare è fare in mood che, in qualunque caso, si tratti di un’esperienza positiva che ci lascerà qualcosa in più senza toglierci nulla.

 

 

 

Pensieri

julia pensieri

Julia. Non ti ho conosciuta e non conosco i tuoi familiari.
Sono madre e questo è già molto perché io mi senta vicina alla vostra terribile tragedia.
Provo a cercare delle parole, ma non riesco a trovarle in nessuno dei miei cassetti. Nulla… Niente che io possa dire di fronte alla tua morte così assurda.
Il rumore del traffico stamattina riempie il silenzio di quel cortile, ma non cessa di gridare l’ingiustizia.
Un genitore lo sa… Sa quale indescrivibile amore lega un padre e una madre ai propri figli. Certo, io non sono capace di provare ciò che i tuoi genitori provano adesso e forse non ne ho nemmeno il coraggio. Mi sento quasi in colpa per non avere la forza di mettermi nei loro panni neanche per un attimo… Il loro infinito vuoto è una cosa che fa così paura a chiunque….

Chissà se davvero tu puoi sentire. Se puoi ascoltare il loro pianto…
La speranza è che tu sia in un posto davvero migliore come ci insegnano fin da piccoli.
Ma il dolore di una madre e di un padre…. Quello di una sorella, di un fratello, di un nonno… Quello non si arresta. Credo si insinui in ogni piega del corpo e dell’anima di ciascuno di loro per non abbandonarli più. Una ferita invisibile, sotto la pelle, che solo i loro occhi saranno per sempre incapaci di nascondere.

Vorrei poter dire o fare qualcosa per alleviare l’immenso dolore che provano. So che né io né nessun altro possiamo farlo.
La perdita di un figlio è l’unica cosa che non può essere nemmeno lontanamente scolorita dal cuore di un genitore.
So che non eri figlia unica. Ora mi viene solo da pensare che tua mamma e tuo papà troveranno la strada per continuare il loro cammino con i loro figli accanto. Non guariranno, non torneranno ad essere come prima, ma dovranno farlo perché è la vita stessa che glielo chiede.

L’amore è la forza più incredibile della vita.
L’amore può tenere in piedi le anime più fragili e i cuori più feriti.
Un genitore ha un dovere più forte di tutte le debolezze della vita: deve andare avanti e dare coraggio ai propri figli, anche con una cicatrice come questa da sopportare.
Penso a questa madre che avrà bisogno di lasciarsi andare al suo dolore senza opporsi e ad un padre che, come tale, farà da muro al pianto dei suoi cari, tenendo in cuor suo, in pausa, il suo grido di dolore.
Penso a come sarà la loro vita e come potranno rialzarsi. Con le loro irreparabili fratture sostenute dalla loro forza di dovere.

Julia. Il tuo nome rimbomba come un terremoto in questa strada. Guardo la tua foto e provo ad immaginare chi eri, cosa facevi, come sorridevi alla tua vita di giovane donna.
Quante cose dovevi ancora fare e quanti sogni si sono spenti insieme a te.

Se il Paradiso esiste che possa davvero essere il posto che dicono… Che tu possa vivere davvero serena lasciando questo mondo nelle incertezze e la tua famiglia nel dolore… Affinché possano soffrire della tua mancanza, pensando però che tu sia davvero la più bella delle stelle di tutto l’universo… Felice x sempre!

Malta al tempo del Coronavirus

malta coronavirus

17 marzo 2020 al tempo del Coronavirus

Siamo a circa 38 casi. A Malta non ci sono ancora obblighi riguardo lo stare a casa.
Se non sei un soggetto a rischio ( secondo le nuove norme del caso sei a rischio se sei stato all’estero) non devi osservare la quarantena.

Le scuole sono chiuse da venerdi scorso ( venerdì 13 per chi fosse superstizioso), ma io e mio marito, per una volta, ci siamo sentiti più vicini alle norme italiane e abbiamo deciso di non avere più rapporti sociali già da dieci giorni.
Ci siamo resi conto che ognuno, compresi noi che non siamo stati in Italia di recente, siamo potenziali untori che possono contagiare o essere contagiati.

Ci siamo resi conto che prendere il problema Coronavirus alla leggera ci avrebbe fatto fare lo stesso iter dell’Italia e così abbiamo giocato d’anticipo.
Niente scuola, niente sport e i nostri computer accesi h24 per continuare a svolgere il nostro lavoro.

La verità è che il Coronavirus esiste

Non sono nessuno e non ho le competenze per stabilire se il Coronavirus sia una semplice influenza stagionale.
Non sono così esperta di politica estera da fare supposizioni molto più grandi di me…Sono una donna e prima di tutto una madre al tempo del Coronavirus, preoccupata per la propria famiglia.
Non voglio rischiare di trovarmi nella situazione di avere uno dei miei cari in un reparto d’ospedale blindato con un respiratore attaccato senza potergli stare vicino.
Vivo già con estremo dolore la lontananza dalle nostre famiglie a Roma con il pensiero fisso di non poter fare nulla se accadesse loro qualcosa.
Mi consolo pensando che anche se fossi in Italia non potrei incontrarli.

Come dicevo all’inizio a Malta non c’è, a parer mio non ancora, il divieto di uscire di casa per fare una passeggiata. Oggi mi sono concessa due cuffie e un telefono carico per allontanarmi dal centro abitato e fare una passeggiata.
Mi sentivo un pò un alieno, una sorta di mummia resuscitata in un altro secolo.
Nella prima parte della passeggiata ho incontrato gente “normale”. Gente che entra sorridente nel supermarket, che chiacchiera al portone… Gente senza troppa paura. Non ho la stessa percezione che mi arriva dall’Italia, dove il supermercato è pericoloso quasi quanto un quartiere malfamato in piena notte! Per ora i supermercati di Malta sono nella fase 1… quella in cui si fa la corsa a chi riempie prima il carrello!

Man mano che acceleravo il ritmo, la mia passeggiata aveva un sapore diverso. Ho goduto dei benefici del vivere su un’isola grande poco più di uno scoglio.
Quel poco verde che copre le terra di Malta mi ha accompagnato con un po’ di ossigeno durante il mio passo veloce.

Niente corsa. Niente fretta.
Un’ora del mio tempo per pensare e concentrarmi sul futuro.

La ruota è ferma

Durante Il giorno mi scambio qualche messaggio con le amiche e ci confrontiamo un po’.
Siamo tutte preoccupate per la salute dei nostri cari, ma anche per ciò che ci riserva il futuro.
Il mondo é in crisi… Chi più e chi meno. Ogni stato sta vivendo la sua fase di astenia dalla ruota inarrestabile dell’economia mondiale.
Eppure la ruota ha smesso di girare.
Negozi chiusi, ristoranti chiusi, no alle scuole, ai luoghi di aggregazione… No alla vita sociale e al conseguente circolo della moneta.
Un po come il #freeze” del Grande Fratello. Tutto in stand by in attesa di nuove disposizioni.
Ma qui non c’è la D’Urso, qui ci sono interessi grandi in gioco e le nomination potrebbero modificare fortemente il profilo economico di un Paese.

La gente… Noi… Siamo costretti ad adeguarci ad una situazione impellente che non ci concede il tempo di pensare, né quello di decidere.
Dobbiamo mettere in pausa ogni attività per aspettare il giorno della ripresa.

E quando sarà? Quanto durerà?
Quando guardo un film su Netflix mi sembra già strano, dopo 10 giorni, vedere gente che si stringe la mano, che si abbraccia…

Forse é come quel film che mio figlio guardava da bambino e che mi metteva tanta angoscia… Sì quel film con la terra abbandonata priva di vita… Wallie…
Quello mi fece più impressione di quelli per noi adulti, perché rendeva l’idea della catastrofe in modo semplice, a prova di bambino.

Il silenzio sulla terra era così assordante che persino mio figlio, che all’epoca forse aveva cinque anni, riusciva a sentirlo chiaramente.

Ma il silenzio ora è nelle strade delle nostre città. La gente si affaccia dai balconi in cerca di un like fatto di carne ed ossa… Un applauso, un inno, un coro… Forse adesso che i social sono l’unico sfogo consentito non ci bastano più… C’è bisogno di normalità. Abbiamo voglia di salutare il vicino, di fare le file alla posta e di innervosirci nel traffico. La nostra quotidianità non si esprime con un like o con un meme che ironizza sul Coronavirus. La condivisione di una battuta è un modo per affrontare le restrizioni con un sorriso che nasconde paure, tensioni e preoccupazione.

Incontri ravvicinati al tempo del Coronavirus

Durante la mia passeggiata ho incontrato pochissime anime. Ero in aperta campagna e intorno a me c’era lo stesso silenzio della città… Ma era pulito… Sapeva di pulito e l’ho respirato a pieni polmoni come non avevo mai fatto… Mi sembrava prezioso come oro e ho pensato che magari, tra qualche giorno, sarebbe stato solo un sogno impossibile da realizzare.

Ad un tratto ho incontrato due donne della mia età credo. Una era sul ciglio destro della strada e l’altra sul sinistro, il mio stesso lato. Man mano che avanzavo sentivo la necessità di non arrivarle faccia a faccia e, quando mancava poco, ho approfittato dell’assenza di automobili per mettermi al cento della strada. Siamo entrambe scoppiate in una risata spontanea e “aggregante”. Dopo che ci siamo superate, con un inglese nordico si sono voltate e mi hanno detto che anche tra loro erano a distanza pur essendo amiche!

L’amicizia a distanza

Sì… Che belle le camminate con le amiche. Adesso che ci penso sarebbe bello se sabato sera andassimo a cena insieme. Una cosa così normale adesso è diventata un diversivo. Ma se teniamo duro presto avremo modo di recuperare.

Perché siamo solo in pausa e non dobbiamo fare altro che attendere. In fondo ci è stato chiesto di stare in casa con le nostre famiglie e non è la fine del mondo. Ci è stato imposto di uscire solo per le necessità e ci siamo accorti che l’unica vera necessità è mangiare, almeno finché la salute ci assiste.

Il mare mi ha preparato al Coronavirus

Ancora una volta devo molto al mare. Il mare, le lunghe navigazioni mi hanno insegnato molto. So fare buone scorte di cibo e gestirle per le traversate, so stare in uno spazio ristretto e convivere con amici e familiari per molti giorni… E infine so trovare il tempo per pensare e per tenere impegnati i miei figli in un gioco da tavola che chiamo “famiglia”. Questo non significa che non ho mai voglia di uscire, di tuffarmi nel mare e sentire solo il rumore dei miei pensieri… Ma significa che ho imparato ad aspettare… Ad aspettare di vedere terra!

Penso a chi è solo, a chi non può andare a fare la spesa e ha bisogno degli altri per vivere. Ci lamentiamo dello stare a casa e siamo costretti a convivere 24 ore al giorno con gli umori di ognuno, ma non sappiamo cosa sia la solitudine.

Mi sento così sciocca a volte a pensare alle cose futili… Spesso trovo scontate molte cose, ma in realtà non è così.

La merenda… L’appuntamento sull’agenda!

Al tempo del Coronavirus non è più scontato nulla. Persino la merenda diventa un momento tanto atteso in cui sedersi tutti alla stessa ora a tavola… Perchè senza appuntamenti abbiamo tutti tempo per fare merenda alla stessa ora!

Il tempo si è fermato, ma la testa no. Al posto del tempo… Dei minuti che battono a ritmo costante, adesso c’è il cuore che batte. O meglio… Batteva anche prima, ma non riuscivamo più a sentirlo.

Questo è il mio scorcio di vita al tempo del Coronavirus. Ho preso il toro per le corna e ho deciso io quale pensiero ascoltare. Non mi piace fare le cose per forza, mi piace scegliere cosa fare e per questo #IoRestoaCasa … Anche lontana dall’Italia io resto a casa!

Mi racconti l’amore?

FRASI SULL'AMORE

RACCONTAMI L’AMORE, CON DELLE PAROLE SEMPLICI E SINCERE.

E’ BELLO L’AMORE?

Sì, l’amore è bello. Può farti piangere, a volte, ma è un’emozione bellissima da provare, persino quando soffri. L’amore ti fa sentire viva, ti dà la consapevolezza di avere un’anima.

L‘amore può pungerti e farti male, ma può curare ogni ferita anche con un solo abbraccio.

L’amore è folle, come il vento che spazza via ogni cosa. Si prende il tuo cuore e con un semplice soffio esiste solo lui, non c’è altro.

L’amore è grande, ma chi lo prova sa maneggiarlo come una piuma…

L’amore è una favola da raccontare a chi non lo conosce. E’ come una poesia le cui rime si colorano attraverso i sospiri e l’immaginazione.

L’amore è quando il tuo corpo ha bisogno di sentire quel calore che solo la persona amata può darti.

Nessuno sa nulla dell’amore. Nessuna certezza esiste quando si parla d’amore. Ogni bacio, ogni favola è unica e non può ripetersi in nessun altro.

Se vuoi che io ti racconti l’amore non aspettare le mie parole… Chiudi gli occhi e naviga tutte le tempeste del cuore… E’ lì che troverai il significato dell’amore!

Lettera al mio papà che non c’è più…

LETTERA AD UN PADRE MORTO

Dimmi di quando mi portavi all’aria aperta… Di quando ridevamo insieme nel traffico della città…
Raccontami cosa vedevi nei miei occhi e quanto amore hai versato nel mio cuore.
…E traboccava, io le sentivo riempirsi… Ma tu non ti fermavi mai?

Riempimi ancora la vita con la tua presenza

Raccontami delle tue giornate brutte, sfogati di quando hai avuto paura. Dimmi di quando ci guardavi e pensavi di doverci lasciare.

Parla con me

Parlami. Spiegami l’amore di un papà che vede diventare grande la sua bambina… Dimmi di quando mi hai visto per la prima volta… Di quando ti ho fatto arrabbiare.

… Di quando sei stato orgoglioso dei miei traguardi!

Resta vivo in me

Fammi rivivere i nostri momenti che non posso ricordare… Risveglia i miei ricordi… Apri ogni via della mia mente per riportarmi dentro al tuo cuore.

Destami…


Svegliami papà… Portami ancora il tuo caffè amaro addolcito con quelle carezze che solo tu sapevi darmi.

Vieni papà…Vieni a trovarmi in sogno stanotte… Lascerò la mia porta socchiusa…Prendimi per mano e portami a conoscere quello che fai adesso?

Afferra la mia vita

Corri papà
Vieni a conoscere la donna che sono diventata…. Correggi i miei errori e proteggi le mie fragilità.

Fammi sedere sulle tue ginocchia e parlami della nostra vita insieme.

Rinfresca la mia spensieratezza e portami dove si ride di ogni cosa… Guidami verso l’orizzonte e gettiamo in mare gli anni che non abbiamo vissuto.

Affoghiamo tutte le mie paure e le lacrime che non hai potuto asciugare sul mio volto.


Chiudi i miei occhi ed entra nel mio sguardo… Colora i miei inverni della tua ilarità. Regalami l’illusione del tuo calore in ogni tramonto!

Assomigliami

Fammi sentire speciale come eri tu e chiudi tutte le finestre da dove è entrato gelo quando sentivo la tua mancanza.

Lascia che ogni mattina sia il tuo pensiero a sciogliere la brina che si è posata sul mio cuore…

Vivimi papà… Vivimi tu perché io non posso vivere te…. Da qui nulla e’ possibile… Ma tu puoi vivere la mia vita nascosto nella mia anima.

Dai ancora acqua alle mie radici e rendi più rigogliose le mie giornate…

Proteggimi

Copri ancora le mie spalle con i tuoi abbracci. Riempi di pietre i miei silenzi e apri ogni serratura per farti entrare.

Ridiamo ancora papà… Che la vita quando Ridevamo insieme mi faceva meno paura.

Asciuga le mie lacrime papà… E raccontami della prima volta che mi hai visto piangere. Fammi sentire ancora una volta la forza delle tue parole che si confonde con le onde che si infrangono contro ogni scoglio!


Raccontami, parlami, torna a trovarmi un giorno di questi… Pranziamo insieme papà… Vieni a vedere che bei nipoti ti ho fatto! Fai sentire loro quanto amore mi hai insegnato quando ero bambina!

Dimmi quanto sei felice per me!

Segui la rotta che ti porta verso di me e butta la tua ancora in ogni mio giorno.

Non ci sarà tempesta se resteremo insieme ancora un pò…

Leggi la mia lettera… Non lasciare che resti nel mucchio come tutte le altre… Leggila…

Io intanto ti aspetto papà… Metto su’ il caffè ❤️ Così potremo chiacchierare un pò… Come si fa alla festa del papà!

VIVERE ALL’ESTERO: primo passo – trovare il coraggio

Il coraggio di trasferirsi all’estero

 

Una delle cose necessarie per decidere di trasferirsi all’estero è decisamente il coraggio.

Trovare il coraggio di cambiare, di rompere gli schemi e di sfidare l’ignoto. In realtà è ciò che non sappiamo che ci mette paura e ci tiene legati al posto in cui siamo per tutta la vita.

Imparare a guardarsi dentro

Accade, però, che certe volte ciò che invece sappiamo non è quello che ci fa stare bene. Sentire il bisogno di vedere la vita con una prospettiva diversa non è solo coraggio di cambiare, ma anche coraggio di guardarsi dentro.

Trasferirsi all’estero è un passo che richiede un briciolo di follia e tanta razionalità, due cose così diverse e così necessarie a vivere.

 

Da cosa si comincia

Quali sono le paure che bisogna affrontare? Sono quelle che rendono il futuro meno prevedibile, ma che si possono affrontare.

Dopo una breve panoramica di queste paure sarete pronti ad affrontarle, una alla volta, facendo tesoro di consigli e suggerimenti per un trasferimento migliore sia dal punto di vista emotivo che pratico.

1. Paura dell’ignoto

Non posso nascondere che ciò che mi ha spaventato e mi ha impedito di decidere a cuor leggero  è stato l’ignoto.

Ero ignorante. Non sapevo cosa mi aspettasse alla fine di quel passo.

Spesso chi si traferisce all’estero teme l’adattamento culturale. L’idea di scontrarsi con una mentalità diversa dalla nostra può essere un grande ostacolo.

Un nuovo ambiente da esplorare, la lingua diversa, le abitudini e la mancanza di facce familiari sono cose che spaventano se non ci si ferma a riflettere.

Parlare una lingua straniera in ogni contesto può rendere difficile esprimersi al meglio e integrarsi.

2. Isolamento sociale

Nessuno vorrebbe mai staccarsi dalla propria famiglia di origine senza un motivo valido.  Salutare gli amici, smettere di frequentare la propria comitiva può portare ad un senso di vuoto sociale che spaventerebbe chiunque.

3. Incertezza economica

E’ ovvio che quando ci si trasferisce all’estero con la propria famiglia si devono affrontare molte spese. Questa è una delle cose che spaventa e che rende più complicato decidere di fare questo passo.

Spesso è fondamentale pianificare prima ogni eventualità. Trovare lavoro, scegliere la scuola giusta, cercare la casa in cui vivere, sono tutte tappe molto importanti da valutare con attenzione.

4. Difficoltà burocratiche

Ogni paese è diverso e differenti sono le leggi e le regolamentazioni che bisogna osservare per avviare una pratica di residenza. E’ necessario arrivare informati e, soprattutto, scegliere un paese che rispecchi le nostre esigenze anche da questo punto di vista.

Potrebbero rivelarsi indispensabili le pratiche di visto, permessi di soggiorno, apertura di conti bancari o registrazioni e questo se non si arriva già organizzati e informati può essere stressante e complicato da gestire.

5. Senso di colpa verso i propri cari

Una parte di sofferenza che non ci possiamo risparmiare. Soprattutto quando si vive con il senso di colpa, la separazione dalla propria famiglia e dal proprio paese può essere traumatica.

6. Adattamento lavorativo

Valutare le proprie competenze ci aiuta a capire se stiamo facendo un passo troppo azzardato o se invece abbiamo buone possibilità di vivere bene e sentirsi gratificati professionalmente.

7. Problemi logistici

Spesso è fondamentale pianificare prima ogni eventualità. Trovare lavoro, scegliere la scuola giusta, cercare la casa in cui vivere, sono tutte tappe molto importanti da valutare con attenzione.

Lo stesso trasloco può generare molta ansia anche da un quartiere della stessa città ad un altro, figuriamoci se si va in un altro paese.

8. Timore di fallire

Tra mille timori, decisamente non possiamo non pensare alla paura del fallimento. Al dover tornare indietro con un’esperienza che non ci ha gratificato.

La paura che qualcosa non vada come avevamo sperato e che la scelta di andare si riveli un errore.

9. Clima e stile di vita

Molti decidono di trasferirsi in luoghi molto freddi o caldi e temono che questo possa essere un problema per il benessere quotidiano.

Il clima influenza lo stile di vita e, di conseguenza, l’umore e il benessere.

10. Il senso di responsabilità

Quando ci si trasferisce da soli si è più spaventati dalla solitudine, ma quando lo si fa in famiglia si devono fare i conti con le proprie responsabilità. I figli sono subordinati alle nostre scelte e temiamo di non riuscire a fare la cosa giusta per loro.

 

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