Crescita personale

stimolare la crescita personale

Che cos’è la crescita personale?

Vorrei partire da questa domanda che mi sono posta io stessa tutte le volte che ho pensato di non farcela o di non saper fare qualcosa.

Viviamo in un mondo in continua evoluzione, dove è importante imparare a conoscere sé stessi.

Tutto questo per migliorarci ogni giorno e per misurare le nostre abilità, la nostra resilienza, la determinazione e molto altro.

E’ importante capire cosa davvero rappresenta la crescita personale per un individuo, quando inizia a cercare un cambiamento positivo nella propria vita.

Definizione di crescita personale

La crescita personale è un processo continuo di sviluppo delle proprie capacità, delle conoscenze, delle abilità e delle consapevolezze.

Non si tratta solo di un miglioramento professionale, ma di un qualcosa che comprende anche la sfera emotiva, il nostro modo di vivere le relazioni, il nostro stato mentale e spirituale.

In parole semplici, la crescita personale è l’insieme di tutte quelle azioni che ognuno di noi compie allo scopo di migliorarsi e tira fuori il meglio di sé!

motivazione

Dove si esprime la crescita personale

La crescita personale può essere evidente in diversi ambiti della nostra vita e, soprattutto in qualunque momento.

A proposito di autostima e di fiducia in sé stessi, la crescita personale rappresenta il momento in cui impariamo a credere nelle nostre capacità, ad avere un maggiore controllo su ciò che proviamo e che facciamo.

Tutto questo ci consente di affrontare gli ostacoli e le sfide quotidiane con una maggiore consapevolezza di quali “armi” utilizzare per farcela!

Avere una maggiore autostima ci permette di affrontare tutto con determinazione e coraggio!

Negli anni ho scoperto che saper gestire le emozioni mi aiuta a vivere con maggiore serenità i ogni situazione. so riconoscere i miei stati d’animo e so, in qualche modo, anche prendermene cura. So maneggiare le mie sensazioni e metterle in equilibrio con il resto delle mie caratteristiche.
Spesso, soprattutto nelle relazioni affettive, saper riconoscere i nostri sentimenti e le emozioni che proviamo ci aiuta a instaurare rapporti più stabili.

VIVERE DI PANCIA E DI TESTA

Con l’età ho scoperto quanto è importante saper gestire il mio tempo. Vivere di pancia sì, ma anche di testa. Avere un’idea chiara di quali siano le mie priorità ogni giorno e in qualunque occasione.

Questo mi ha aiutato a gestire meglio il mio lavoro, gli impegni familiari, le relazioni. Mi sono accorta che avere cura delle proprie relazioni affettive necessita di tempo e che quel tempo è prezioso. Dunque ho imparato a bilanciare il rapporto con i miei figli e quello con mio marito. Il lavoro e la vita privata. Certamente non è semplice farlo. Oggigiorno siamo tutti connessi senza pausa ad ogni sfera della nostra vita e questo ci pervade mentalmente ed emotivamente.

Ma con un po’ di buona volontà possiamo migliorare.

Ho imparato ad ascoltare. Ascoltare è la base delle relazioni. Comprendere chi abbiamo di fronte e saper analizzare i suoi punti di vista è uno step necessario per la propria crescita interiore.

In questo l’essere mamma mi ha stimolato molto. Ho capito che dovevo sì consigliare, ma prima di ogni altra cosa dovevo sentire cosa avevano e hanno da dirmi.

Quindi la crescita personale per me è la capacità di introspezione. E’ la volontà e l’abilità di vedere dentro di noi. Conoscere i nostri limiti, migliorarci, sapere dove siamo più abili e dove abbiamo bisogno di una spinta in più.

 

Perché è importante investire nella crescita personale?

Investire nella crescita personale vuol dire prenderci cura di noi in modo concreto e consapevole.

Quando investiamo su di noi è sempre un traguardo importante. Abbiamo la possibilità di sentirci più sereni, di affrontare ogni cosa con chiarezza.

Siamo anche più predisposti ai cambiamenti, perché sappiamo da dove arriviamo e dove vogliamo arrivare.

I nostri obiettivi si fanno più chiari ed evidenti e le nostre relazioni godono di maggiore benessere emotivo.

Ma da dove si comincia una vera crescita personale?

Ci sono tanti modi per iniziare e la prima cosa che, a mio parere, è importante è fermarci e ascoltare il nostro cuore. Dare voce a ciò che siamo dentro che a volte non è lo stesso che si vede da fuori.

Chiederci se siamo felici. Comprendere cosa vogliamo cambiare e cosa ci piace della nostra vita.

 

Fare chiarezza dentro di noi

Avere obiettivi chiari nella testa e sapere da dove cominciare per raggiungerli!

A mio parere i grandi sogni sono uno strumento di alta motivazione, ma perché questa motivazione venga alimentata con costanza servono anche i piccoli sogni, quelli più facilmente raggiungibili. In questo modo ogni traguardo ci stimola a perseguire il successivo e ci si sente più positivi, più ottimisti e più capaci.

Dunque, obiettivi misurabili e realistici sono la vera arma per una sana e costante crescita personale.

Il coraggio di cambiare

I cambiamenti rappresentano una forma di crescita molto importante.

Affrontare un cambiamento significa adattarsi, plasmare la propria realtà per perfezionarla.

I piccoli cambiamenti possono iniziare da nuove piccole abitudini. Azioni che ci rendono più consapevoli della nostra capacità organizzativi.

Molti si rivolgono a motivatori, mentori o coach per iniziare un percorso di crescita personale. Ognuno trova la sua porta da aprire per iniziare a crescere e a conoscersi a fondo.

Lo scopo è migliorarsi e avere una visione del futuro più aperta e chiara.

Un viaggio chiamato crescita personale

Se ci pensiamo bene, la crescita personale non è solo un punto di arrivo, ma è un viaggio, un percorso fatto di momenti da cogliere, idee da stimolare e pensieri da guidare.

E’ un viaggio attraverso la nostra mente e i nostri sentimenti che ci conduce verso una consapevolezza nuova e più produttiva.

Crescere, nel senso psichico, è un dovere che abbiamo nei nostri confronti. La crescita personale è la risposta a tuti i nostri dubbi su chi siamo, cosa vogliamo, dove stiamo andando.

Adolescenza e dintorni

gestire un figlio adolescente

Adolescenza ed emotività sono due parole che si combinano alla perfezione.

La sfera emotiva dei giovani è un fattore molto rilevante che ogni genitore deve monitorare.

Ma come si fa a capire e sostenere i nostri figli durate la loro crescita e, soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza?

Adolescenza ed emotività: cosa succede?

Uno scossone emotivo

L’adolescenza è una fase decisamente complessa e a dir poco turbolenta per la maggior parte dei ragazzi.

È l’età delle prime grandi scelte, delle impattanti trasformazioni fisiche e dei cambiamenti interiori. In questa fase della crescita arrivano le emozioni forti e spesso difficili da gestire sia per loro stessi che per noi genitori.

Ovviamente, come dico sempre io, non si può gestire nulla se prima non si è compreso a fondo.

Il fatto è che spesso i nostri figli sono chiusi, non si aprono con noi e capire i loro stati d’animo può diventare una vera impresa.

Comprendere cosa accade nella mente e anche nel cuore di un adolescente è un passo decisamente basilare per accompagnarlo con maggiore consapevolezza verso l’età adulta.

 L’adolescenza: una montagna russa di emozioni

Qualcuno la definisce proprio così: una montagna russa emotiva in cui in una sola giornata si passa dal ridere al piangere con estrema facilità.

Durante l’adolescenza il cervello attraversa una elaborata riorganizzazione che causa uno squilibrio momentaneo tra emozioni, impulsi e pensiero logico.

Questo squilibrio è, infatti, la causa principale della loro impulsività, dei cambiamenti di umore improvvisi e della loro constante ricerca di emozioni intense.

 

Adolescenti ed emozioni

A proposito di emozioni, l’adolescenza è l’età delle grandi emozioni, delle scoperte e della conoscenza di se stessi.

L’amicizia, i primi amori, la famiglia… Ogni rapporto viene vissuto con intensità.

Rabbia

Tra tutte le emozioni, a volte emerge anche la rabbia.

Spesso è un’emozione di superficie, che può nascondere frustrazione, insicurezza o anche paura.

Un figlio adolescente spesso si sente non capito, giudicato o ingiustamente limitato nella propria libertà.

Malinconia

Il confronto con sé stessi e la consapevolezza del corpo che cambia possono destare momenti di tristezza nei giovani.

Si innesca una costante ricerca della propria identità e spesso ci si sente vulnerabili, diversi, insicuri.

I nostri figli adolescenti sono profondamente scossi dal loro cambiamento sia fisico che psicologico, ma non comprendono le cause del loro malessere e spesso tendono ad attribuirle ai genitori.

Ansia

L’ansia è l’immediata risposta alla pressione sociale, scolastica e personale a cui si sente sottoposto un adolescente.

Il bisogno di “essere all’altezza” delle aspettative del gruppo di coetanei può causare stress e tensione, così come il desiderio di assecondare le aspettative di insegnanti e genitori.

Entusiasmo

Quando un adolescente si appassiona a qualcosa, come ad esempio ad una relazione, ad amicizia o ad un progetto, inizia a vivere intensamente e con  totalità la sua nuova passione.

Non è raro però veder spengere quello stesso entusiasmo iniziale da un attimo all’altro…

La loro altalena emotiva è sempre dietro l’angolo e noi genitori dobbiamo supportarla e, ahimé, anche sopportarla!

Il ruolo degli adulti nell’emotività adolescenziale

Cosa possiamo fare noi genitori? Che ruolo abbiamo in questa fase della vita dei nostri figli?

Non sempre è facile trovare le parole giuste per supportare un adolescente arrabbiato, triste, malinconico o confuso.

Inoltre anche noi adulti, nel ruolo i genitori, potremmo trovarci di fronte a situazioni nuove che non sempre sappiamo già come aiutarli a gestirle.

Ascolto e disponibilità

A mio parere la prima cosa da fare è ascoltare.

Lasciarli parlare, sentire le loro idee e provare a comprendere le loro emozioni.

Questo ovviamente quando ci troviamo di fronte ad adolescenti che si aprono e che sono disposti al dialogo.

Dobbiamo ascoltarli senza farli sentire giudicati. Un ascolto pacato è la base da cui partire. Non facciamoli sentire inappropriati a causa delle loro reazioni, ma al contrario spieghiamo loro che anche noi siamo stati adolescenti e comprendiamo i loro stati d’animo.

Non stanno esagerando! L’adolescenza e l’emotività non sono qualcosa da condannare, ma da maneggiare con cura e amore.

Accogliere le emozioni

Dire “Capisco che ti senti arrabbiato, triste o confuso” aiuta un giovane ragazzo a dare un nome a ciò che prova e a comprendere meglio le proprie sensazioni.

Le emozioni non vanno negate, ma riconosciute e accolte.

Dare tempo e spazio alla comunicazione

Non forzare il dialogo, ma renditi disponibile. A volte il silenzio è solo una forma di difesa. La fiducia si costruisce nella continuità e c’è biosgno di tempo.

Educare all’intelligenza emotiva

Da sempre sono sensibile a questo argomento.

A mio parere l’intelligenza emotiva è qualcosa che deve essere “insegnato” ai nostri figli  giorno dopo giorno.

adolescenza ed emozioni

E’ importante sensibilizzarli e renderli più consapevoli riguardo i sentimenti e le emozioni.

Insegnare loro a riconoscere le emozioni, a esprimerle in modo costruttivo e a tollerare momenti di frustrazione può essere molto utile. Per questo motivo noi per primi dobbiamo afre attenzione a questi dettagli.

Anche il genitore è un modello emotivo. Noi per primi dobbiamo essere sensibili nei confronti della sfera emotiva.

Se necessario chiedere aiuto

Se le emozioni diventano troppo intense è importante coinvolgere uno psicologo o uno specialista.

Anche se il ruolo di un genitore è molto importante, a volte da solo non basta per risolvere momenti difficili e superare ostacoli più complicati.

L’aiuto di una figura professionale può davvero fare la differenza.

Un percorso lungo e intenso

L’adolescenza e l’emotività che ne deriva non devono rappresentare un problema da risolvere, ma un percorso da affrontare nel miglior modo possibile. E’ una fase che riguarda tutti i giovani e ognuno di loro ha esigenze personali che un genitore deve interpretare.

Gli adolescenti non vogliono essere modificati ma semplicemente compresi e supportati.

Quando noi genitori riusciamo ad avvicinarci al loro mondo interiore senza risultare troppo invadenti e senza dare l’idea di prendere i mano completamente la situazione, essi si sentiranno affiancati e non sostituiti nel loro ruolo.

Anche se non è semplice, proviamo un po’ alla volta a diventare un punto di riferimento sicuro per i nostri figli adolescenti, anche nei momenti più difficili.

Si cresce anche attraverso le emozioni ed è grazie ad esse che si conosce a fondo la nostra personalità e si impara  a gestire ogni stato d’animo.

Spesso ho difficoltà a connettermi con i miei figli perché loro mettono dei muri alti e non so come abbatterli senza irrompere nella loro privacy.

I nostri figli sanno come chiederci aiuto. Anche uno sguardo può significare una richiesta di supporto e noi dobbiamo cogliere tutto questo ogni giorno.

E’ difficile e non tutti i figli ci rendono partecipi delle loro lotte interiori, dei disagi, dei problemi con i coetanei, con la scuola… Con i primi amori.

Dobbiamo trovare le parole giuste per affrontare adolescenza ed emotività tipica di questa fase della crescita dei nostri figli.

Forse il messaggio che possiamo mandare loro è : se ti serve io ci sono. Non sono qui per giudicarti, ci sono passata anch’io… Se hai dei dubbi chiedi a me.

Ci vuole costanza, impegno e la capacità di trovare le prole giuste. Ma con un briciolo di fortuna possiamo aprire quella porta che ci condurrà al cuore e  ci permetterà di sostenerli  e tenerli per mano quando ne hanno bisogno.

Come deve essere un buon genitore?

stile genitoriale

Probabilmente almeno una volta nella vita, un padre o una madre si pongono questa domanda.

Oltre alle caratteristiche individuali, al tipo di figlio e al contesto in cui si vive, si cerca di inseguire un prototipo di BUON GENITORE a tutti i costi!

Ma come deve essere un buon genitore: autoritario, autorevole o permissivo?

Esistono diversi stili genitoriali e, spesso, ci si chiede quale sia il più efficace e, soprattutto, se sono adatti a tutti i figli.

Stili Genitoriali a confronto

Essere genitori è un compito complesso che richiede amore, pazienza e capacità di adattamento.

Ecco, proprio sulla capacità di adattamento vorrei fare la mia riflessione su questo argomento.

La vera sfida di un essere umano che inizia il suo viaggio nel ruolo di genitore è proprio la capacità di adattamento e il coraggio di evolversi, modellarsi e modificare i propri punti di vista.

Quante volte ci siamo trovati a giudicare l’operato di altri? Soprattutto quando non si hanno figli, talvolta ci si trova a giudicare “da fuori” situazioni complesse che invece necessitano di sensibilità e rispetto.

Partiamo dal fatto che ogni figlio è diverso.

Anche nello stesso nucleo familiare i figli appaiono spesso completamente diversi, se pur con delle linee comuni di educazione.

Esiste però il temperamento. Qualcosa che non possiamo certo controllare, ma che, da genitori, dobbiamo imparare  a gestire, modellare e guidare nel miglior modo possibile.

Un figlio rappresenta in qualche modo il riflesso di ciò che siamo e di ciò che facciamo.

E’ un piccolo noi, un mondo connesso al nostro che, però, viaggia su binari diversi e non deve essere a nostra immagine e somiglianza.

 

L’esempio dei genitori

E’ chiaro che il nostro esempio ha un grande valore.

Se dici a tuo figlio di non rubare, ma ti vede farlo. Tuo figlio potrebbe diventare un ladro.

Ora questo è un esempio forte, ma possiamo riportarlo nella vita più “normale”  pensando a quando urlando, diciamo ai nostri figli di non gridare.

Ecco come il bambino può entrare in confusione.

Stiamo parlando ovviamente di situazioni generali che non devono essere prese alla lettera in casi più specifici che, invece, necessitano del supporto di figure professionali adeguate.

Il temperamento è qualcosa che abbiamo già dalla nascita. E’ un dato innato che però un genitore può stimolare o alleggerire in base al proprio sistema educativo, al rapporto che instaura con i figli.

Uno degli aspetti più studiati in psicologia evolutiva è il modo in cui i genitori interagiscono con i figli: lo stile genitoriale.

Spesso mi sono documentata per avere una consapevolezza maggiore sul mio ruolo e su come potevo migliorarmi e adattarmi alla crescita dei miei figli.

Comprendere il proprio stile educativo può aiutare a migliorare la relazione con i figli e a sostenere il loro sviluppo emotivo, sociale e cognitivo.

Cosa sono gli stili genitoriali?

Il concetto di stile genitoriale si riferisce all’insieme di atteggiamenti, comportamenti e metodi comunicativi che un padre o una madre adottano nel crescere i propri figli.

Gli studi della psicologa Diana Baumrind negli anni ’60 hanno identificato tre principali stili genitoriali, successivamente ampliati dalla ricerca:

Stile Autoritario

Lo stile autoritario è sicuramente noto per le sue caratteristiche più evidenti.

L’elevato controllo, la disciplina rigida e inflessibile, la scarsa apertura al dialogo tra genitori e figli, regole dure e alte aspettative da parte dei genitori.

Queste sono alcune delle caratteristiche che possiamo riconoscere nello stile genitoriale autoritario.

La famosa frase “E’ così perché lo dico io” è tipica di un genitore autoritario che non lascia la minima autonomia di azione e possibilità di confronto.

Ciò che riassume questo concetto è la parola obbedire, come forma primaria di educazione.

Che effetti potrebbe avere questo stile educativo?

Ovviamente sempre in base al carattere del figlio e agli eventi a cui è sottoposto, potrebbe sviluppare insicurezza, ansia, scarsa fiducia in se stesso.

I suoi rapporti con gli altri potrebbero essere basati sul senso di obbedienza e potrebbe avere scarsa capacità decisionale o autonomia.

Questo, ipoteticamente, perché la sua educazione è basata sull’assecondare le richieste che gli vengono fatte e rispettare le regole che gli vengono imposte.

Ciò non vuol dir che rispettare le regole sia sbagliato, ma ci deve essere elasticità e apertura al dialogo e al confronto affinché esse assumano il giusto significato e non siano solo una imposizione.

Stile Permissivo

Uno stile genitoriale permissivo è basato sull’affetto, l’apertura mentale, l’accoglienza, un basso controllo e assenza o scarsa presenza di limiti e regole.

I figli decidono autonomamente ciò che li riguarda e non subiscono il ruolo dei genitori in quanto basato sull’evitamento del conflitto.

Per citare anche in questo caso una frase tipica del genitore permissivo potremmo penare al classico “Lascialo fare è un bambino…”

Che effetti potrebbe avere questo stile educativo?

Difficoltà a rispettare regole e limiti fuori dall’ambito familiare, eccessiva impulsività e problemi nella gestione delle frustrazioni. I figli che vengono cresciuti da genitori permissivi sono autonomi nel decidere, ma faticano a sviluppare un vero e proprio senso di responsabilità.

Stile Autorevole

Lo stile genitoriale autorevole, infine, sembra essere quello che esprime alto affetto combinato con poche regole chiare e stabilite. Vi è una comunicazione aperta tra genitori e figli e un dialogo sincero e costante.

Questo sistema educativo promuove l’autonomia ma ne mantiene un controllo a distanza costante. E’ uno stile genitoriale che favorisce la fiducia nelle proprie capacità grazie al supporto e alla spinta che il figlio riceve.

In qualche modo vige una disciplina coerente, consapevole e trasparente che il genitore non impone in modo autoritario, ma spiega e condivide la propria idea con il figlio.

“So come ti senti, ma questa è la regola” è una delle frasi che può rappresentare il genitore autorevole. Spiega chiaramente la conoscenza  e consapevolezza del ruolo dei figli e dei loro punti di vista, pur conservando un ruolo di riferimento per loro.

Che effetti potrebbe avere questo stile educativo?

I figli cresciuti in questo clima educativo mostrano maggiore autostima e capacità di esprimere le loro competenze sociali. Sono abituati ed educati al dialogo e al rispetto. La capacità di autoregolare le proprie emozioni li rende più consapevoli e capaci di affrontare le difficoltà.

Costruiscono relazioni solide con i genitori e comunicano con essi in modo rispettoso e aperto.

Qual è lo stile genitoriale migliore?

Il mio modesto parere è che lo stile educativo deve essere contestualizzato e adattato ai figli. E’ certamente un dato di fatto che, numerose ricerche, mostrano e dimostrano che lo stile autorevole è il più equilibrato.

La sua efficacia è evidente perché offre una situazione rassicurante basata sull’amore combinato con le regole. Esso favorisce lo sviluppo dei figli in modo coerente e sano, rendendoli più forti e consapevoli.

Lo stile autorevole appare come la giusta combinazione e il bilanciamento tra i diversi stili educativi.

Inflessibile quando necessario, ma aperto al dialogo e al confronto.

Come sviluppare uno stile autorevole

Non è mai troppo tardi per modificare alcune dinamiche tra genitore e figlio, ma talvolta potrebbe essere necessario un supporto professionale alla genitorialità.

Stabilire regole chiare che possono esser discusse coinvolgendo i figli. Le regole vanno poi adattate all’età e riviste nel tempo.

L’ascolto è fondamentale. Comprendere i punti di vista dei figli, analizzarli e utilizzare l’empatia per aiutarli a sentirsi riconosciuti nel loro ruolo e nelle difficoltà che ne derivano.

Non imporre senza spiegazioni. Devono comprendere l’importanza e lo scopo delle regole affinché le rispettino e le facciano proprie e non le infrangano.

Coerenza e costanza aiutano i figli a non confondersi. Le regole non sono una questione di umore, ma hanno basi solide e valori imprescindibili.

Riconoscere i loro progressi , supportare le loro difficoltà e i loro limiti è una forma di educazione che rinforza e rassicura. La gratificazione stimola i comportamenti positivi.

Il genitore perfetto esiste?

Non esiste il genitore perfetto, ma esiste il genitore che si mette in discussione e si impegna a crescere con i propri figli adattandosi alle loro esigenze, alla loro epoca e alle caratteristiche individuali.

Riflettere sul proprio stile educativo è un passo importante per creare relazioni familiari sane e resilienti.

 

 

Saper lavorare in team

gruppi di lavoro

Lavorare in team è sicuramente una competenza chiave per il successo in ambito professionale!

Nel mondo del lavoro moderno, la capacità di lavorare in team non è semplicemente un valore aggiunto, ma una competenza fondamentale per incrementare le proprie risorse e mettere a frutto le proprie capacità.

Lavorare in team nella nuova era

Ovviamente la nostra epoca comprende anche i team virtuali che sono diventati davvero numerosi.

Aziende, organizzazioni e progetti di ogni tipo si fondano sulla collaborazione tra persone con competenze diverse, chiamate a unire le forze per raggiungere obiettivi comuni.

Il lavoro in team, anche da remoto, prevede una certa capacità di relazionarsi con i colleghi, esprimere le proprie idee e saper collaborare e apportare miglioramenti al gruppo.

Perché è così importante saper lavorare in team?

Lavorare in team è molto più che andare d’accordo con i colleghi; è necessario mettere in pratica una spiccata capacità di comunicare con gli altri in modo chiaro ed efficace.

Quali sono le caratteristiche di chi sa lavorare in team?

Saper comunicare in modo efficace, ascoltare attivamente, saper comprendere e offrire feedback, essere pronti a risolvere conflitti in modo costruttivo e mettere le proprie competenze al servizio del gruppo.

Le aziende di successo sono certamente consapevoli che i migliori risultati si ottengono quando gli impiegati collaborano, i leader dei gruppi sanno creare un ambiente produttivo, e ogni individuo condivide idee e supporta gli altri.

Il team diventa così un immediato acceleratore di creatività, produttività e innovazione all’interno del sistema produttivo di un’azienda.

Le qualità di un buon team player

E’ importante comprendere quali sono le caratteristiche che definiscono chi sa lavorare bene in squadra.

Non solo ci sono delle qualità innate che si possono mettere in pratica, ma si può anche imparare ad adottare alcuni comportamenti per il bene del team e il proprio benessere.

Empatia e ascolto attivo
Significa capire le esigenze e i punti di vista degli altri. Questa caratteristica è alla base della cooperazione e della capacità di comunicare in modo trasparente e costruttivo.

Saper comprendere e valutare gli stati d’animo degli altri, interagire in modo rispettoso e ascoltare attivamente fornisce una base significativa per un buon team di lavoro.

Comunicazione chiara e rispettosa
Evitare qualsiasi ambiguità e comunicare in modo assertivo è essenziale. Nel momento in cui i membri di un team adottano una comunicazione rispettosa e leale, qualunque ostacolo si può superare con maggiore facilità.

Flessibilità e spirito di adattamento
Le situazioni cambiano e bisogna sapersi adattare al contesto e ai ruoli. Ovviamente, all’interno di un gruppo di lavoro ci si può trovare a non essere sempre d’accordo con tutti. Sapersi confrontare e mostrarsi flessibili e capaci di comprendere le idee degli altri è un’ottima qualità per lavorare in team.

Responsabilità individuale
Collaborare non significa nascondersi nel gruppo, ma prendersi carico del proprio contributo ed essere costantemente partecipi nella condivisione delle regole e dei traguardi da raggiungere.

Ogni membro è importante ai fini del gruppo di lavoro e, per questo, è necessario che ognuno porti un contributo valido e offra uno spunto agli altri membri.

Orientamento al risultato comune
Non contano i successi personali, ma quelli del team nel suo insieme. Se da una parte è importante sentirsi unici e avere fiducia nelle proprie competenze, dall’altra è necessario restare focalizzati sul bene comune del gruppo e sullo scopo per cui il gruppo ha preso vita.

Il lavoro di squadra va allenato!

Come tutte le soft skills, anche la capacità di lavorare in team si può essere sviluppata e migliorata nel tempo.

Partecipare attivamente ai progetti, confrontarsi con gli altri, mettersi in gioco quando è richiesta la propria collaborazione, sono pratiche molto utili per migliorare la propria abilità di lavorare in gruppo.

Ogni occasione può rivelarsi preziosa per accrescere la propria capacità di far parte di una squadra.

 

Team virtuale

Per quanto riguarda i team di lavoro, è necessario fare alcune precisazioni riguardo gli impiegati che lavorano da remoto e si confrontano quotidianamente attraverso i numerosi strumenti digitali disponibili oggi.

In un mondo sempre più interconnesso, un team non deve avere barriere.

Distanza fisica, differenze culturali e altre barriere non devono rappresentare una difficoltà concreta per chi desidera lavorare in un team.

Le stesse caratteristiche sono necessarie anche in un team virtuale oltre, ovviamente, alla capacità di utilizzare gli strumenti di comunicazione.

E’ necessario mostrare la propria presenza anche in un contesto virtuale, allo scopo di fornire e ricevere il supporto e la collaborazione di una squadra vincente.

Saper lavorare in team è, a tutti gli effetti una vera e propria forma di intelligenza relazionale.

È ciò che permette di creare ambienti di lavoro positivi, inclusivi ed efficienti. Coltivarla non è solo utile: è indispensabile.

Non dimentichiamo mai che nasciamo con delle predisposizioni e caratteristiche innate, ma dobbiamo alimentare e sviluppare ogni competenza e, soprattutto, adattarla ai contesti in cui viviamo e lavoriamo.

 

Il primo dialogo nasce con noi stessi

Impariamo a condividere le nostre idee in modo adeguato. Comunichiamo in modo chiaro e confrontiamoci in mood rispettoso con gli altri.

Questo vale nel lavoro e anche nella vita di tutti i giorni, nella sfera emotiva e nei rapporti sociali.

La nostra empatia deve essere sviluppata attraverso attenzione e sensibilità verso il prossimo e verso noi stessi.

Non si può stare bene in mezzo agli altri se non stiamo bene con noi stessi.

Dunque, a parer mio, dobbiamo prima di tutto comunicare in modo sincero con noi stessi e avere chiari i nostri obiettivi e desideri. Solo partendo da questo possiamo essere capaci di relazionarci agli altri e lavorare in un team composto da individui diversi, con diverse idee, culture e trascorsi.

 

 

 

 

Genitori sotto stress

genitori e stress

Gli esperti lo Burnout Genitoriale, ma come facciamo noi genitori ad evitare lo stress di questo ruolo così complicato?

🔥 Cos’è il burnout genitoriale?

Innanzitutto informiamoci insieme su questo termine: burnout

Il burnout è uno stato di esaurimento fisico ed emotivo causato dallo stress prolungato che, nel caso specifico che stiamo affrontando, è legato al ruolo di genitore.

Non si tratta semplicemente di stanchezza o stress, ma di una situazione di sovraccarico psicologico causato dalle difficoltà di gestione dei figli e dei ruoli familiari.

🚨 Segnali del burnout genitoriale

Nella vita di tutti i giorni ci ripetiamo spesso che siamo stressati, stanchi e spesso non abbiamo energia per affrontare le sfide quotidiane.

Quando però si tratta di un senso molto intenso di stanchezza e si avverte una sora di distacco emotivo, la situazione è più complicata da gestire.

A chi di noi non è capitato di desiderare una pausa dalla routine frenetica?

Purtroppo anche i figli fanno parte di questo caos quotidiano che toglie ogni energia fino allo sfinimento. Ciò non vuol dire che non siano la nostra priorità, al contrario, avviene proprio quando mettiamo il nostro ruolo di genitori in una posizione di “onnipotenza”.

In realtà siamo esseri umani e, come tali, anche noi abbiamo bisogno di caricare le nostre energie per essere di nuovo operativi in ogni ambito della nostra vita.

Si dice che il burnout sia spesso associato ad una perdita di piacere che, in questo caso specifico, riguarderebbe proprio la genitorialità.

E’ possibile prevenire questo stress così intenso?

Prima di tutto credo che noi genitori dovremmo smettere di sentirci in colpa verso i nostri figli.

Chi più e chi meno siamo tutti molto impegnati nella loro crescita, nel supportarli emotivamente e, spesso, anche nel fornire loro un “muro” da abbattere ogni volta che ne hanno bisogno!

Essere stanchi non significa essere cattivi genitori, ma è un segnale da non sottovalutare anche nell’interesse dei nostri figli.

Se ci sentiamo irritabili non è perché abbiamo fallito e non siamo quei genitori pronti al dialogo e sempre sorridenti, ma è perché anche noi abbiamo bisogno di supporto nella gestione del nostro ruolo così difficile.

Io spesso mi sento sopraffatta dalle mille sfaccettature dell’essere madre.

Mi trovo spesso a dover affrontare sfide che anche io non so come gestire.

I figli sono la cosa più importante che abbiamo e non ci possiamo permettere di sbagliare… Almeno non perché non abbiamo provato a dare il massimo.

Fattori di rischio

Ci sono alcune caratteristiche che ci rendono più vulnerabili e che ci mettono più a rischio di burnout genitoriale.

Oltre alle caratteristiche individuali, anche il contesto, la gestione della coppia e la situazione economica, possono interferire notevolmente.

 

genitori e figli

Ricerca della perfezione

E volte mi rendo conto che su alcune cose ho aspettative irrealistiche nei confronti di me stessa. Vorrei essere la madre perfetta, ma poi mi accorgo che, oltre ad essere impossibile, forse è ciò che i miei figli non vorrebbero.

Anche io ho i miei difetti, le mie debolezze e insicurezze. Questo è un dettaglio che a volte mi costringo a non dimenticare.

Carico mentale eccessivo

La gestione totale della casa, seguire i figli nel percorso della scuola, dare il meglio sul posto di lavoro… Le cose da fare ogni giorno sono davvero tante e richiedono tempo, ma soprattutto pazienza!

E’ importante ripeterci che siamo essere umani e anche se non arriviamo a tutto, dobbiamo “perdonarci”.

Chiedere aiuto

Chiedere supporto al proprio partner o anche agli amici a volte è molto gratificante.

Spesso, quando condivido le mie perplessità sul ruolo di madre, mi trovo a confrontarmi con le mie amiche e mi rendo conto che non sono sola, ma siamo tuti nella stessa situazione.

Ogni figlio è diverso e anche ogni genitore. Ciò che però è uguale per tutti è il desiderio di “farcela”.

Prevenire lo stress genitoriale

Si può prevenire questo disagio emotivo attraverso la comunicazione, non solo con i figli, ma anche con noi stessi.

Capire quali sono le priorità e lasciar andare le cose meno importanti.

Accettare i propri limiti e, perché no, anche quelli dei nostri figli.

Dedicarci del tempo per stare da soli e riflettere così da poter esser più disposti all’ascolto e al dialogo in un secondo momento.

Non credo ci sia nulla di male se i nostri figli si accorgono che siamo stanchi, ma al contrario è educativo far comprendere loro che non siamo invincibili e anche noi “esistiamo”.

Niente sensi di colpa

Niente è perfetto e quindi anche noi non lo siamo. Prendiamoci il nostro tempo per ristabilire gli equilibri familiari, dare i nuovo vita ai momenti di coppia e trovare un’ora di tempo per andare a prendere un gelato con i nostri figli lasciando, noi per primi, il telefono nella borsa.

 

Quando chiedere aiuto professionale?

Sentire il bisogno di un consiglio dall’esterno e di un parere più esperto può essere molto importante.

Non dobbiamo temere il confronto cona figura professionale perché potrebbe rivelarsi molto più costruttivo di quanto pensiamo.

Intanto il tempo passa e abbiamo il diritto e il dovere di prendere in mano la situazione quando qualcosa sembra non andare nel verso giusto.

Genitori sotto stress

Lo stress genitoriale è una condizione che esiste davvero e che riguarda tutti noi in alcuni momenti della nostra vita.

Facciamo spazio alle riflessioni per capire da dove è necessario iniziare per rimettere a posto i pezzi che sembrano andare persi.

Mi piace riflettere sulla vita e confrontarmi con gli altri. Ciò che scrivo ha il solo scopo di aprire una fessura verso un sano sviluppo delle proprie capacità.  Mi rivolgo a coloro che necessitano di un supporto emotivo da parte di chi affronta ogni giorno una profonda introspezione per affrontare le sfide della vita. Io non curo, ma metto i miei pensieri a disposizione di chi vuole confrontarsi.

Ricordiamoci che per problemi gravi o situazioni specifiche, è sempre meglio rivolgersi a un professionista qualificato, come un terapeuta o uno psicologo. Chieder aiuto non è mai un errore.

Gestire lo stress in ambito lavorativo

stress

Imparare a gestire lo stress in ambito lavorativo può aiutarci a vivere con maggiore serenità la quotidianità.

Lo stress è una delle problematiche più comuni nel mondo di oggi. Quando si parla di stress lavorativo, ci si riferisce a tutte le pressioni, le incomprensioni, le frustrazioni che riguardano la vita professionale.

Il panorama lavorativo dei nostri giorni è molto vario e ricco di sfide che ci mettono di fronte ad una quotidianità sempre più frenetica.

Se da una parte una certa dose di stress può anche essere motivante, dall’altra, quando lo stress si fa eccessivo, è probabile che ci siano serie ripercussioni sulla sfera emotiva di una persona.

Lavorare in un ambiente sereno e collaborativo è sempre gratificante e ci rende più aperti e disponibili verso gli altri e , soprattutto, più produttivi e motivati.

Quando si vivono situazioni stressanti nel contesto lavorativo è molto importante proteggere la propria vita privata. Cercare un equilibrio tra vita professionale e privata è un modo semplice per migliorare lo stato mentale e non inficiare sul proprio benessere generale.

Chi di noi non ha vissuto un periodo di stress causato dagli impegni lavorativi?

La regola fondamentale per risolvere una situazione di stress è comprendere il motivo della tensione emotiva e affrontarlo.

Riconoscere le cause dello stress lavorativo

Il primo passo per gestire lo stress è identificarne le cause.

Spesso è facile riconoscere alcuni fattori molto comuni che sono fonte di stress, serve solo un’analisi della propria condizione.

Carico di lavoro eccessivo

Quando ci si trova a dover gestire toppi compiti in un tempo da record si percepisce un senso di agitazione e sopraffazione.

Scadenze strette

Le scadenze a breve termine ci fanno sentire sotto pressione e provocano inevitabilmente un senso immediato di stress.

Conflitti

Vivere in un ambiente lavorativo dove si respira aria tesa e si affrontano ogni giorno conflitti può essere davvero stressante.

Questi fattori sono a volte la causa del nostro stress e, anche se apparentemente riconoscibili, potrebbero diventare parte della nostra quotidianità in modo silente.

Come si può gestire lo stress in ambito lavorativo?

 

Nel momento in cui ci sentiamo sottoposti ad una situazione di stress possiamo reagire in diversi modi per far fronte a questo stato d’animo.

Prima di tutto è necessario analizzare la situazione in modo oggettivo e capire quale sia la fonte dl nostro stress.

Lo stress non è solo una reazione automatica a un evento, ma un processo che DIPENDE DA COME INTERPRETIAMO E AFFRONTIAMO L’EVENTO.

Ad esempio, se abbiamo un compito da svolgere e riteniamo che il tempo a disposizione non sia sufficiente potremmo incorrere in una sensazione di stress.

A questo punto abbiamo diverse possibilità di gestire la situazione.

Una possibile azione potrebbe essere quella di incrementare le nostre ore di lavoro e ridurre lo svago allo scopo di fronteggiare al meglio al compito che ci è stato assegnato.

In questo caso avremmo la sensazione di avere la situazione sotto controllo e poter svolgere il compito nei tempi stabiliti.

Non tutte le persone affrontano lo stress allo stress modo. Qualcuno, in un situazione come questa, potrebbe decidere di ridurre lo stress andando a correre, guardando un film o ascoltando la musica.

Anche in questo caso siamo di fronte ad un metodo di gestione dello stress, anche se non risolve il problema del tempo a disposizione è probabile che distaccarsi dal pensiero porti maggiore traqnu8illiytà.

Poi c’è anche chi si lascia sopraffare dallo stress fino a subirne tutte le conseguenze emotive.

In una situazione di forte stress in ambito lavorativo è necessario adottare delle strategie mirate e, perché no, combinarle tra loro.

Tecniche di gestione dello stress

Una volta identificate le cause, è importante mettere in pratica alcune strategie per gestire lo stress e trovare soluzioni.

Organizzazione e pianificazione

Una buona gestione del tempo è un fattore molto importante per ridurre lo stress.

Avere in mente una lista di priorità e pianificare le attività in base alle scadenze può davvero essere un strategia vincente contro lo stress.

Se noi facciamo una piccola cosa alla volta, il problema sembrerà molto più facile da affrontare.

Mindfulness e tecniche di rilassamento

Tecniche come la mindfulness, (consapevolezza della situazione e del presente) sono molto utili a ridurre lo stress.

E’ utile sperimentare varie forme di relax per trovare quella più adatta alla nostra personalità.

Per qualcuno può essere la musica, per altri una passeggiata, oppure guardare un film, cucire, dipingere, pranzare fuori in compagnia.

Dedicarci a noi stessi è un metodo infallibile per affrontare o ridurre lo stress.

Se combiniamo queste tecniche di rilassamento con un’analisi che ci aiuti a capire come “fronteggiare” la causa dello stress, allora siamo davvero sulla strada giusta.

Mi serve più tempo per consegnare il lavoro?

  • Lavoro di più

Mi serve la mente più libera dallo stress per lavorare di più?

Trovo un modo per rilassarmi.

Ecco che combinando più strategie si ottime un duplice risultato:

  • stress affrontato
  • causa dello stress annientata

Gestione del pensiero

Se noi ripetiamo a noi stessi che siamo stressati e sotto pressione non facciamo altro che alimentare lo stress.

Se, invece, fingiamo che tutto vada bene rischiamo di essere sopraffatti emotivamente.

La mia idea è evitare pensieri negativi, ma restare vigili nel gestire la situazione e cercare soluzioni concrete.

Esistono tecniche che uniscono la cognizione al comportamento esso in atto e ci aiutano a sviluppare un modo di pensare più razionale e ottimista.

Questo riduce immediatamente la sensazione di stress.

Comunicazione efficace

Comunicare in modo chiaro ed efficace è una forma di prevenzione dello stress in ambito lavorativo.

Spesso, infatti, lo stress è associato a preoccupazioni che restano inespresse dentro di noi e di cui non ci liberiamo.

Se ci sono difficoltà è bene affrontarle, tirarle fuori e trovare il modo di risolverle.

Parlare con il proprio capo oppure confrontarci con i colleghi è un ottimo sistema per gestire periodi di stress.

E’ necessario saper comunicare in modo assertivo, senza mostrarci aggressivi, né passivi.

I conflitti o le preoccupazioni devono essere affrontati con lucidità e pacatezza.

Flessibilità e adattabilità

Soprattutto nel mondo del lavoro di oggi, è importante essere flessibili e sapersi adattare ai cambiamenti.

Quando subentrano nuove responsabilità, tecnologie o metodi di lavoro diversi possiamo incorrere in situazioni di stress lavorativo. Per evitarlo è necessario avere la mente aperta e una certa elasticità nell’affrontare le situazioni che si presentano.

Le novità e i cambiamenti possono essere motivanti e costruttivi, basta saperli interpretare nel modo corretto.

 

Chiedere aiuto

Avere una rete di supporto è essenziale per affrontare lo stress lavorativo.

Non è una vergogna chieder aiuto. Se ci si sente sopraffatti da una situazione è utile esprimere il nostro disagio per sentirci compresi e supportati.

La socializzazione può trasformarsi in un vero e proprio scambio di esperienze che ci arricchisce e ci insegna molto nel modo di risolvere i problemi.

 

Equilibrio tra vita lavorativa e vita privata

La mancanza di separazione tra vita privata e professionale può aumentare il rischio di burnout. Se non si raggiunge un equilibrio è possibile che lo stress prenda il sopravvento.

E’ importantissimo saper gestire la propria vita in modo da separare adeguatamente lavoro e vita provata. 

Ritagliamoci dei momenti per noi stessi come fare sport oppure trascorrere del tempo con i nostri cari. Questo ci aiuterà ad alleviare lo stress e a vivere più serenamente il tempo che dedichiamo al lavoro e quello della vita privata.

 

Strategie per migliorare la sicurezza interiore

A volte ci chiediamo se esistono delle vere strategie per migliorare la sicurezza interiore. Un modo per assicurarci il proprio benessere emotivo in ogni circostanza.

Ho una naturale predisposizione alla comprensione degli altri. Qualcuno la chiama empatia, ma è qualcosa che non ho studiato e ho semplicemente trovato dentro di me.

Non mi sono mai considerata una persona sicura di me, ma non per mancanza di autostima,  bensì perché ho avuto sempre la convinzione che mettersi in discussione sia un buon metodo per migliorarsi.

La sicurezza interiore, o autostima, è una delle caratteristiche indispensabili per una vita serena e gratificante.

Sentirsi sicuri è il raggiungimento di un equilibrio psicologico che ci consente di affrontare la vita con ottimismo e fiducia nelle nostre capacità.

Esiste un concetto chiamato LOCUS OF CONTROL che mi ha molto incuriosito quando ne ho sentito parlare la prima volta.

Vorrei partire da esso per esprimere il mio modesto parere sul miglioramento della propria sicurezza interiore.

 

Locus of Control interno o esterno?

Il locus of control si riferisce alla percezione di un individuo, riguardo agli avvenimenti che influenzano la sua vita.

Essa può essere causata da eventi esterni oppure dal nostro controllo sulle azioni e sugli avvenimenti.

In breve, il Locus of Control può essere diviso in due categorie principali:

  1. Locus of control interno: Le persone credono di avere il controllo sulle proprie azioni e sugli eventi che accadono loro. Che si tratti di successi o fallimenti, essi pensano che siano il risultato delle loro scelte, delle loro azioni, della loro abilità, delle loro competenze o dell’impegno. Questa categoria di persone ha la tendenza ad essere più motivata a dare il massimo di sé per raggiungere i propri obiettivi.
  2. Locus of control esterno: al contrario, coloro che hanno un locus of control esterno, hanno la percezione che eventi esterni, come il destino, la fortuna o le azioni degli altri, siano determinanti per ciò che accade nella loro vita.
    Questa convinzione tende a farli sentire non responsabili di quanto accade intorno ad essi e dunque più predisposti ad una accettazione passiva di fallimenti o successi.

In generale, tornando alla capacità di trovare maggiore sicurezza in noi stessi, un locus of control interno è associato a una sana autostima e a un miglior adattamento psicologico, mentre un locus of control esterno può portare a sensazioni di impotenza e bassa motivazione che non aiutano l’individuo a trovare sicurezza nelle proprie capacità.

Sicuramente, un equilibrio tra i due tipi di locus of control è il giusto compromesso per gestire le sensazioni di sicurezza e gli eventi a seconda della situazione che ci si presenta.

 Migliorare la propria sicurezza interiore e utilizzarla per affrontare le sfide della vita richiede impegno e capacità di introspezione obiettiva.

Tuttavia, esistono delle strategie utili per rafforzare la nostra sicurezza interiore e sentirci più proattivi e pronti a raggiungere i propri obiettivi.

Riconoscere i propri successi

Quando ci concentriamo sui nostri successi e sui traguardi raggiunti abbiamo immediatamente la sensazione di essere forti, positivi, vincenti.

Se un individuo è maggiormente propenso a concentrarsi sui suoi fallimenti deve adottare alcune strategie per impedire che ciò accada.

Circondarsi di ciò che ci ricorda quanto siamo bravi nel nostro sport preferito, quanto siamo cresciuti in ambito professionale o, semplicemente, tenere a mente i successi ottenuti nella vita, è una strategia utilissima.

Si dice che molte persone tengano un diario dei successi o facciano una lista delle proprie conquiste ogni volta che sentono di non valere abbastanza.

Per migliorare la propria sicurezza interiore è fondamentale valorizzare i propri punti di forza.

L’auto-compassione

Coloro che hanno la tendenza ad essere ipercritici con se stessi possono minare la sicurezza interiore.

E’ necessario trattarsi con gentilezza, soprattutto nei momenti in cui ci si sente insicuri delle proprie capacità.

Ciò non vuol dire ignorare i propri difetti o le proprie debolezze, ma conoscerli e migliorarli.

La propria crescita interiore comprende sia il benessere psicologico che un miglioramento concreto delle proprie competenze e capacità. Guardarsi da fuori ci rende più sicuri di cosa possiamo fare.

 

Sfidare noi stessi

Forse è capitato a tutti di trovarsi di fronte ad una sfida che si crede di non saper affrontare.

Ebbene sì, crederci è il primo passo per farcela.

Io quando ho timore di non essere all’altezza mi faccio una domanda:

Se fallisco cosa succede? Se fallisco è la fine del mondo?

Quando mi sono iscritta all’università a 46 anni ero molto insicura. Temevo di non essere all’altezza, di non trovare il tempo per studiare abbastanza, di non essere predisposta a quella materia.

Poi mia figlia mi ha fatto riflettere chiedendomi: Mamma, se ti arrendi cosa succede?

Ho capito che non provarci avrebbe alimentato la mia insicurezza interiore, mentre un ipotetico fallimento mi avrebbe solo riportato indietro, al punto di partenza, ma senza intaccare la mia vita fino a quel momento.

Allora in quel preciso istante mi sono sentita più fiduciosa e ho percepito una maggiore sicurezza interiore.

Questa spinta verso qualcosa che mi faceva paura mi ha fatto raggiungere molti traguardi e ho migliorato la sicurezza nelle mie potenzialità.

Il mio Locus interiore mi ha reso pronta ad affrontare questa sfida di cui oggi sono molto orgogliosa.

 

Investire nel proprio benessere fisico

Il corpo e la mente sono strettamente legati, quindi prendersi cura di sé fisicamente può avere un impatto immediato sulla nostra sicurezza interiore.

Se ci sentiamo bene è anche perché ci facciamo del bene.

Attraverso una sana alimentazione, praticando attività fisica, socializzando, leggendo un libro su una panchina davanti la mare, ascoltando una canzone,  passeggiando nella natura.

E’ indiscutibile che questo ci fa sentire più positivi e ottimisti.

Il movimento, in particolare, stimola la produzione di endorfine, che sono sostanze chimiche naturali che migliorano l’umore e riducono lo stress. Di conseguenza, ci sentiamo più sicuri delle nostre forze e capacità.

Circondarsi di persone positive

Ho sempre pensato che stare in compagnia stimoli una naturale crescita interiore e che a seconda delle persone che frequentiamo possiamo trarre più o meno benefici dal punto di vista emotivo.

Il segreto è circondarsi di persone che ci supportano, che siano fonte di ispirazione e che alimentino la nostra sicurezza interiore.

Le relazioni positive e costruttive ci danno forza e motivazione e sentirci apprezzati e compresi è un ottimo rimedio contro le insicurezze.

Dobbiamo allontanare coloro che ci fanno sentire inferiori, coloro che sminuiscono i nostri traguardi e che innescano dubbi sulle nostre capacità.

 

Accettare l’incertezza

Se da una parte è importante vincere e raggiungere il successo, dall’altra non riuscire non significa dover dubitare di noi stessi.

Ogni giorno ci troviamo davanti ad incertezze nel lavoro e nella vita privata.

Convivere con una sana dose di incertezze, può anche essere stimolante. Non possiamo avere il controllo su ogni cosa e l’incertezza non ci rende meno capaci, semplicemente meno presuntuosi.

Essere sicuri non è una certezza di successo a volte. Allora sì all’incertezza e ai dubbi di riuscita, ma senza essere pessimisti.

 

ESISTONO DAVVERO DELLE STRATEGIE PER MIGLIORARE LA SICUREZZA INTERIORE?

Migliorare la sicurezza interiore richiede tempo e pratica e, soprattutto, tanta voglia di migliorarsi.

A mio avviso, non esistono delle vere e proprie strategie per migliorare la sicurezza interiore, ma dei metodi per non vivere nel costante timore di non essere all’altezza delle situazioni.

Vedere le sfide come opportunità di insegnamento e di miglioramento è un buon modo per alimentare la sicurezza interiore.

 

Mi piace riflettere sulla vita e confrontarmi con gli altri. Ciò che scrivo ha il solo scopo di aprire una fessura verso un sano sviluppo delle proprie capacità.  Mi rivolgo a coloro che necessitano di un supporto emotivo da parte di chi affronta ogni giorno una profonda introspezione per affrontare le sfide della vita. Io non curo, ma metto i miei pensieri a disposizione di chi vuole confrontarsi.

Ricordiamoci che per problemi gravi o situazioni specifiche, è sempre meglio rivolgersi a un professionista qualificato, come un terapeuta o uno psicologo. Chieder aiuto non è mai un errore.

 

Imparare a conoscersi a fondo

“Conosci te stesso e sarai in grado di conoscere il mondo.”
Socrate

Questa frase offre un’adeguata introduzione ad un argomento spesso trascurato che, invece, a mio parere è molto importante per la crescita e per il benessere di una persona!

Solo attraverso una profonda conoscenza di noi stessi possiamo crescere e migliorare nel corso della nostra vita, attraversando sfide e raggiungendo i traguardi desiderati.

 

Conoscersi a fondo  è il primo passo per migliorarsi e per migliorare i rapporti con gli altri.

Nella frenesia della vita quotidiana, spesso ci dimentichiamo di fermarci e di ascoltarci.

Tutti noi siamo convinti di sapere tutto della nostra personalità, delle infinite sfaccettature del nostro carattere, delle debolezze e delle forze…

In realtà, a mio parere, raramente ci si conosce davvero così nel profondo perché quando guardiamo dentro di noi abbiamo la tendenza a vedere ciò che già sappiamo e che non ci desta preoccupazione o sorpresa, ma ci sembra di averlo sotto controllo.

 

introspezione

 

Io credo che, conoscere veramente sé stessi sia la chiave per crescere e per migliorare la propria vita attraverso un adeguata consapevolezza.

Quando ci si conosce bene si raggiunge un equilibrio interiore che ci permette di costruire rapporti più sani e soddisfacenti.

La conoscenza di sé è un obiettivo importante attraverso il quale si può raggiungere una serenità data dalla consapevolezza dei propri limiti, dal controllo delle proprie paure e dalla fiducia nelle proprie potenzialità.

Chi si conosce si accetta e si valorizza

Chi riesce a raggiungere una profonda conoscenza e consapevolezza di sé accresce la capacità di relazionarsi con gli altri.

Ad esempio chi sa di essere permaloso imparerà a controllare le proprie reazioni proprio perché è consapevole di non dover affrontare una “critica” come qualcosa di distruttivo.

Conoscersi è un viaggio

Quando si visita un paese per la prima volta ci si trova a scoprire luoghi e caratteristiche che prima si ignoravano.

Anche la conoscenza è un viaggio verso luoghi inesplorati. E’ una forma di auto-scoperta che si trasforma in un percorso di miglioramento personale e relazionale.

Ma come si fa a conoscersi a fondo?

Quali sono i passi indispensabili per raggiungere una reale conoscenza di noi stessi?

Certamente non sono io a poter dire come e quanto ci si può e deve conoscere. Quello che però mi ha sempre incuriosito è che quello che di me percepivo da bambina non si è modificato nel tempo, ma rafforzato e confermato.

La percezione di me stessa che affiorava  già dall’infanzia e adolescenza appare oggi come la base di ciò che ho costruito negli anni guardandomi dentro.

Oggi, nel bene e nel male mi accetto. Questo non significa che mi piaccia tutto di me, ma che sto imparando ad amare ognuna delle cose che mi appartengono, comprese quelle che non mi piacciono.

Il mio obiettivo non è solo di diventare la versione più autentica e felice di me stessa. Non voglio smettere di emozionarmi o di sorprendermi appassionata di qualcosa che non sapevo.

Voglio sapere quali sono le mie reazioni, proteggere le mie debolezze, rassicurare le mie paure e dare spazio all’espressione di me stessa. Conoscermi è un po’ come capirmi.

Questo non vuol dire che conoscersi significhi essere felici.

Significa che conoscersi è tenersi la mano e controllare ciò che sentiamo dentro.

E’ anche attraverso i rapporti con gli altri che ho imparato a conoscermi.

Le dinamiche di coppia, la genitorialità, l’amicizia, il lavoro… Sono tutte strade per conoscerci a fondo.

Conoscere noi stessi ci consente anche di controllare i nostri gesti e le parole e di decidere quanto darci agli altri.

Il primo passo, in effetti è proprio capire l’importanza del conoscersi.

Accettare la necessità di conoscere sé stessi

Il primo passo per intraprendere un viaggio di auto-scoperta è accettare che la conoscenza di sé è fondamentale.

Troppo spesso siamo così impegnati nel soddisfare le aspettative degli altri o nel cercare l’approvazione esterna, che finiamo per perdere di vista chi siamo davvero, cosa vogliamo e con chi desideriamo condividere la nostra vita.

Imparare a conoscerci richiede tempo e capacità di introspezione. Gli psicologi, in qualità di figure professionali esperte, sono in grado di supportare le persone in un percorso di conoscenza.

 

Un’opportunità di crescita

Questo processo di conoscenza non deve essere visto come un obbligo, ma come un’opportunità per crescere. È importante dare il giusto significato a questo viaggio dentro se stessi per mettersi in una posizione di apertura verso ciò che andremo a comprendere.

Sapersi leggere è qualcosa che si impara a poco a poco.

Guardarsi dentro con onestà

L’introspezione è una pratica apparentemente semplice, ma necessita di pazienza e costanza.

Questo significa prendersi del tempo per riflettere sui propri pensieri, emozioni, desideri e paure.

Farsi delle domande senza avere paura delle risposte. Chiedersi se si sta bene, se si è preoccupati e perché. Capire da dove arrivano le preoccupazioni e gestirle al meglio.

Può anche essere utile scrivere un diario sul quale annotare i propri pensieri. Rileggere è un buon aiuto per mettere ordine nelle emozioni e guardare con obiettività i modelli di comportamento che si ripetono.

Alla fine il diario è un’autobiografia in cui ritrovarsi nei momenti in cui si sente meno la certezza della propria strada da percorrere.

Accettare le proprie imperfezioni

Come dicevo prima, la conoscenza di noi stessi implica un’accettazione di come siamo, nel bene e nel male. Ciò non significa non migliorarsi, al contrario, ci aiuta a capire meglio come farlo.

L’accettazione delle proprie imperfezioni è un ottimo inizio per trovare nuovi modi di affrontare la vita, relazionarsi con gli altri e raggiungere uno stato d’animo più sereno e consapevole.

Nessuno è perfetto, e non c’è nulla di sbagliato nel riconoscere che ci sono aree della nostra vita che necessitano di miglioramento. Abbracciare le nostre debolezze con gentilezza e senza giudizio ci consente di trasformarle in opportunità di crescita. Invece di criticarti per i tuoi difetti, cerca di vedere in essi delle occasioni per evolvere, migliorando ogni giorno.

Accettarsi è una piccola sfida che si può superare attraverso le riflessioni interiori e un aperto confronto con gli altri.

 

 

Il nostro corpo ci parla

Saper ascoltare il proprio corpo è un’arte.

Attraverso la lettura delle emozioni che proviamo e degli stati d’animo che ci mandano dei segnali, scopriamo molto di noi stessi.

Le emozioni sono indicatori molto potenti che possono svelarci molto su ciò che ci rende felici o infelici e su cosa è importante per noi.

Comprendere le proprie priorità è utile per dare il giusto spazio ad ogni cosa nella nostra vita.

Una comunicazione più efficace con gli altri deriva sempre da una elevata comunicazione con noi stessi.

Capiamoci prima di provare a spiegarci agli altri.

 

Meglio essere consapevoli o no?

Il potere della consapevolezza è uno strumento molto potente che ci consente di conoscere ogni cosa di noi.  (Mindfulness)

La pratica della mindfulness ci supporta nella vita di tutti i giorni attraverso la capacità obiettiva di osservarci da fuori senza giudicarci. I nostri pensieri, le emozioni, le paure… Tutto merita di essere compreso perché non desti preoccupazione.

Tutti noi abbiamo delle reazioni automatiche a ciò che viviamo nel quotidiano.

Un approccio più consapevole e, di conseguenza più responsabile, ci permette di dare più spazio alla riflessione prima di agire.

I rapporti con la famiglia, ad esempio, spesso sono sovrastati dall’impulsività che rende piccoli contrasti più difficili da gestire e risolvere.

Se impariamo a gestire le nostre reazioni in modo più equilibrato e meno istintivo, le nostre relazioni godranno di maggiore benessere e comunicazione.

I rapporti con gli altri

Una volta che abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza di noi stessi e di come reagiamo, possiamo davvero migliorare le nostre relazioni interpersonali.

Una comunicazione autentica è alla base di un legame forte e sincero.

Per costruire e preservare un legame profondo è necessario avere una forte connessione con noi stessi che ci permetta di darci ed esprimerci in modo appropriato e sincero.

Solo se siamo in grado di esprimerci sinceramente con gli altri, senza il timore  di essere giudicati, possiamo spalancare la porta alla comprensione reciproca e del dialogo.

Ognuno di noi ha ilo suo carico da portare co sé. Un bagaglio emotivo che condiziona le relazioni con gli altri e ci rende più aggressivi, più vulnerabili, meno disposti ad ascoltare. Insomma diversi l’uno dall’altro.

Partire da questa diversità ci può aiutare a coinvolgerci l’un l’altro attraverso una comprensione più naturale e pacifica.

Dove c’è un individuo capace di comprender gli altri, c’è empatia. L’empatia è lo strumento principale per le relazioni.

Capire gli altri e mettersi nei loro panni anche quando sono in contrasto con noi non è un segno di debolezza. Al contrario è indice di maturità e capacità di dialogare.

Io non ho mai smesso di imparare

Chi di noi può dire di non avere più nulla da imparare dalla vita?

Il processo di conoscenza di noi stessi è costante e continuo.

Le nostre esperienza, positive e negative, piacevoli o spiacevoli, ci offrono l’opportunità di crescere ogni volta.

Ovviamente bisogna essere aperti al cambiamento e saper accogliere le sfide che ci fanno crescere.

La chiave della crescita è proprio una profonda conoscenza di noi stessi che ci guida davanti agli ostacoli, nei rapporti sociali, nelle scelte e nel cambiamento.

Chi si conosce sa dove deve lavorare per sentirsi meglio.

Chi si conosce migliora.

Imparare a conoscersi a fondo è un percorso che necessita di pratica e costanza e che richiede pazienza. L’autoconsapevolezza è una forma di autocura che genera serenità e benessere.

Grazie alla consapevolezza dei propri limiti e della propria forza si costruiscono relazioni autentiche non basate su un “ruolo da sostenere”… Quando siamo noi stessi è più facile stare con gli altri e vivere le relazioni come un viaggio personale capace di darci ciò di cui abbiamo bisogno.

Prendiamoci il tempo per conoscerci per influenzare positivamente gli aspetti della nostra vita che ci sembrano lontani dai nostri desideri.

 

Mi piace riflettere sulla vita e confrontarmi con gli altri. Ciò che scrivo ha il solo scopo di aprire una fessura verso un sano sviluppo delle proprie capacità.  Mi rivolgo a coloro che necessitano di un supporto emotivo da parte di chi affronta ogni giorno una profonda introspezione per affrontare le sfide della vita. Io non curo, ma metto i miei pensieri a disposizione di chi vuole confrontarsi.

Ricordiamoci che per problemi gravi o situazioni specifiche, è sempre meglio rivolgersi a un professionista qualificato, come un terapeuta o uno psicologo. Chiedere aiuto non è mai un errore.

Come aumentare l’autostima

AUTOSTIMA

Spesso navigando in rete inciampiamo in articoli che ci aiutano a capire meglio come aumentare l’autostima.

Sono molte le motivazioni per cui si può avere una bassa autostima e, ovviamente una figura professionale può essere di supporto per comprendere le cause in modo costruttivo.

Esistono però molti modi per aumentare l’autostima. Si tratta di strategie efficaci per avere più fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

Credere nelle proprie capacità

Spesso nella vita ci si trova a fronteggiare a insicurezze e dubbi che riguardano la propria capacità di riuscire in un progetto.

L’autostima ha un ruolo molto significativo nella riuscita perché influenza in modo rilevante la capacità di mettere a frutto le proprie capacità e di ottenere i risultati aspettati.

 Una buona autostima ci consente di affrontare le sfide con maggiore fiducia e di perseguire i nostri obiettivi con determinazione e ottimismo.

Non è sbagliato chiedersi come aumentare l’autostima, al contrario è il primo passo per valorizzarsi e migliorarsi sia nelle relazioni con gli altri che nel rapporto con se stessi.

Riconoscere il proprio valore

Quando si pensa al proprio valore ci si mette automaticamente a paragone con gli altri.

In effetti è proprio questo uno dei motivi per cui spesso ci si sente inadeguati o non all’altezza delle sfide.

Fare continui confronti tra noi stessi e gli altri ci pone sempre su una posizione di “porci ad un livello” rispetto che ad un altro.

 

Come valorizzare le proprie qualità

Dovremmo invece imparare a valorizzarci per ciò che siamo.

Riconoscere i nostri punti di forza è già un primo passo molto importante per aumentare la propria autostima.

Tutti noi abbiamo dei punti deboli e delle caratteristiche vincenti che ci accompagnano per tutta la vita. Questo però non significa che resteranno invariati nel corso delle esperienze e della crescita personale.

La nostra vita ci mette davanti molti avvenimenti che in qualche modo ci formano e ci mettono in condizione di tirare fuori anche lati della nostra personalità che non conoscevamo.

E’ proprio grazie alle esperienze che viviamo che possiamo trarre beneficio personale e arricchirci attraverso insegnamenti e prove importanti da superare.

Chi di noi non si sente gratificato dall’arricchimento personale?

Questo senso di gratificazione è un terreno fertile su cui costruire le proprie sicurezze e la consapevolezza del proprio valore.

Ovviamente in casi di autostima notevolmente bassa è necessario avviare un lavoro di cura con un professionista che sappia valutare al meglio la strada più idonea alla “guarigione”.

 

Costruire una solida autostima

Per costruire una solida autostima è fondamentale riconoscere il proprio valore personale.

Molte persone hanno la tendenza a concentrare l’attenzione più sugli errori e sulle insicurezze che sulle proprie qualità.

Il primo passo è saper interpretare le proprie caratteristiche e azioni in modo obiettivo e valutare al meglio come gestirle insieme nelle varie sfide della vita.

Io con i miei figli ho usato spesso un metodo semplice ma molto costruttivo, facendogli fare un elenco delle proprie qualità e delle cose in cui si sentivano “capaci”.

Non sono mai stata quel tipo di mamma che voleva farli sentire super eroi. Aiutarli a costruire una solida autostima senza crescere dei “piccoli esaltati” è un gioco fatto di equilibri molto importanti a cui fare attenzione.

 

Il ruolo del contesto per l’autostima

Quando ci si sente svalorizzati dall’ambiente esterno è un altro tipo di situazione.

E’ proprio in queste circostanze che la propria autostima ci aiuta a difenderci e a non lasciarci influenzare negativamente circa le nostre capacità.

Il contesto in cui si vive e, soprattutto quello in cui cresce, condiziona molto la percezione di se stessi.

Spesso sono proprio i messaggi che ci arrivano dall’esterno a costruire o, rafforzare o minare la sicurezza nelle nostre capacità.

E’ importante educarci al rispetto di ciò che siamo e alla capacità di proteggere le nostre convinzioni accettando le critiche esterne come qualcosa su cui costruire e riflettere, ma non come una minaccia alla nostra personalità.

 

Sentirsi nel profondo

Gli esperti parlano di dialogo interiore, io ritengo che ci sia una percezione più o meno profonda del nostro essere e delle sensazioni ed emozioni che proviamo.

Dobbiamo imparare a rispettarci e a utilizzare parole in grado di trasformare le insicurezze in qualcosa da guarire. Spesso evitiamo di dircelo, ma nel profondo sentiamo che ci manca qualcosa.

La vera sfida è saper trasformare i pensieri negativi in affermazioni cariche di ottimismo e di fiducia.

Quando ci troviamo in situazioni in cui “non ci sentiamo abbastanza” dovremmo concentrarci maggiormente sull’idea che stiamo migliorando e che stiamo imparando qualcosa che prima non sapevamo fare.

Affrontarsi è un punto cruciale per elevarsi e mettere le proprie energie a disposizione dell’autostima. Un valore interiore da accrescere giorno dopo giorno con cure costanti.

Una solida autostima non viene intaccata da nulla. Nessuna parola proveniente dall’esterno può ferirci, ma al massimo può essere costruttiva per migliorare le nostre performance di vita quotidiana.

La paura del fallimento

La paura del fallimento è una delle risposte di un individuo alla mancanza di un’autostima sufficiente ad affrontare una situazione, a risolvere un problema o ad accettare una nuova sfida.

Paura di un rifiuto, paura di un insuccesso, paura di dover confermare la propria percezione di non essere all’altezza.

Mettersi in gioco è un modo per dimostrare a noi stessi e agli altri che, non solo possiamo farcela, ma abbiamo il coraggio di farlo, nonostante le incertezze del successo.

Fai sentire la tua voce

Se una persona è timida, dovrebbe a poco a poco abituarsi al dialogo con gli altri, utilizzando un tono di voce più determinato. Quello che siamo è anche frutto di allenamento e di abitudine. Se ci impegniamo ogni giorno nel dare un’immagine di noi più forte e determinata, gli altri ci percepiranno così e a poco a poco ci convinceremo che valiamo di più e troveremo in noi le risorse che stavamo cercando.

 

Un ostacolo alla volta per superare l’insicurezza

Per ogni ostacolo che superiamo c’è una parte di noi che dice “ce l’ho fatta”. E’ un po’ come quando si dice ai bambini “l’importante è partecipare”: la vita è così, come una partita di calcio o un test di matematica… Ci si deve mettere in gioco e dare il massimo, questa è la vera vittoria.

Circondarsi di persone positive

L’ambiente in cui viviamo e le persone con cui ci relazioniamo hanno un grande impatto sulla nostra autostima. Evita chi ti sminuisce e cerca la compagnia di persone che ti supportano, ti incoraggiano e credono in te.

Non lasciamo mai che la vita ci metta accanto persone che intossicano il nostro benessere psicologico e impariamo a riconoscerle subito e a difenderci da esse.

Alimentare la fiducia

Il benessere fisico e mentale è strettamente legato all’autostima. Una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e un buon riposo possono migliorare l’umore e l’energia. Inoltre, concediti momenti di relax e attività che ti fanno sentire bene.

Quando un individuo conduce una vita sana e organizzata possiede già un senso naturale di benessere che lo aiuta a trovare la giusta motivazione per affrontare qualsiasi sfida.

 

Più organizzati e più ottimisti

Arrivare alla fine di una giornata sapendo di aver prodotto e ultimato molte attività è una medicina naturale per il proprio ego. La sensazione di avercela fatta, anche nelle piccole cose di tuti i giorni, è qualcosa da cui partire il giorno seguente.

Quando si conduce uno stile di vita troppo caotico e stressante ci si ritrova di fronte a situazione incomplete, errori e disorganizzazione. Questa visione di una vita che non si realizza in modo fluido e programmato genera un senso di inadeguatezza che mina la propria autostima e la sicurezza interiore.

Anche il semplice gesto di riordinare la casa può essere terapeutico per sentirsi ottimisti e iniziare una giornata con la prima “spunta” sugli impegni quotidiani.

Per chi studia può essere utile un’agenda su cui annotare gli impegni settimanali, i test e gli argomenti da ripassare. Ogni cosa può essere utili per avere la percezione di una situazione scolastica sotto controllo.

Oggigiorno esistono molte app in grado di supportarci dal punto di vista digitale nell’organizzazione della vita privata e professionale.

Adottare questi piccoli accorgimenti ci rende più fiduciosi nell’affrontare le sfide quotidiane.

Obiettivi Realistici

Stabilire piccoli traguardi raggiungibili ti aiuta a costruire fiducia in te stesso.

Grazie ad una sana gestione della propria vita è possibile porsi degli obiettivi realizzabili ogni giorno.

Se i traguardi prefissati sono raggiungibili, saremo più sicuri di potercela fare e questo darà voce alla nostra fiducia in noi stessi consolidando l’autostima.

Grazie alla sensazione di successo si trova la motivazione a proseguire.

Imparare dagli errori e accettali

Sbagliare è umano e fa parte del processo di crescita di qualunque individuo.

Quello che secondo me è fondamentale per non perdere fiducia in noi stessi è la differenza tra aver dato il massimo e aver sbagliato oppure aver sbagliato perché non ci si è impegnati abbastanza.

Forse è un concetto che si può capire meglio attraverso esempi di vita quotidiana comuni a tutti.

Spesso ci ripetiamo che anche se è andata male noi abbiamo dato il massimo e non è colpa nostra. Questo è un buon motivo per provare di nuovo con uno sforzo maggiore nella speranza che vada meglio. Io però in questa frase ci vedo anche una latente forma di bassa autostima. La traduco anche in “Le mie capacità non sono sufficienti perché ho già dato il massimo che potevo”.

E se invece ci dicessimo “Ho dato tanto, ma potevo comunque dare di più”?

In realtà in questa frase si nasconde un’incitamento oltre alla possibilità di farcela. 

Se a scuola si prende un brutto voto perché non si ha studiato abbastanza, potrebbe essere un punto di partenza da cui imparare e un modo per non compromettere la propria fiducia in se stesso.

Il test non è andato bene perché non ha studiato abbastanza e non perché era troppo complicato per lui.

Invece di colpevolizzarti per gli errori commessi, usali come opportunità di apprendimento. Fallire un test significa provare e provare ancora finché non andrà meglio. Quello che è importante non perdere di vista è che se non raggiungeremo mai il risultato sperato non è un fallimento, ma significa che siamo bravi a fare altre cose.

Accettare i propri limiti con consapevolezza è un segno di maturità e di autostima.

Aumentare l’autostima ogni giorno

Aumentare l’autostima è un percorso che richiede impegno e anche costanza.

Non ci si sveglia una mattina con l’autostima sperata, ma si costruisce giorno dopo giorno, un traguardo alla volta, con consapevolezza e dialogo interiore continuo e sincero.

Ricordiamo a noi stessi che siamo forti, che siamo unici e che meritiamo la fiducia degli altri perché noi per primi ci fidiamo di noi stessi.

 

Mi piace riflettere sulla vita e confrontarmi con gli altri. Ciò che scrivo ha il solo scopo di aprire una fessura verso un sano sviluppo delle proprie capacità.  Mi rivolgo a coloro che necessitano di un supporto emotivo da parte di chi affronta ogni giorno una profonda introspezione per affrontare le sfide della vita. Io non curo, ma metto i miei pensieri a disposizione di chi vuole confrontarsi.

Ricordiamoci che per problemi gravi o situazioni specifiche, è sempre meglio rivolgersi a un professionista qualificato, come un terapeuta o uno psicologo. Chieder aiuto non è mai un errore.

Inserimento in ambito lavorativo

L’inserimento in un ambito lavorativo è sempre una sfida.

Conoscere nuovi colleghi, iniziare un training e adattare la propria personalità al nuovo contesto può generare stress e insicurezza, ma è anche un modo stimolante per mettersi in gioco e trovare la giusta collocazione all’interno di un’azienda.

Iniziare un nuovo lavoro è sempre una grande sfida.

Non si tratta solo di adattarsi ai nuovi compiti, ma anche di riuscire ad integrarsi nel team in modo fluido e senza difficoltà.

Ogni contesto lavorativo è diverso dagli altri e rappresenta sia opportunità che ostacoli.

Inserirsi in modo positivo

Il segreto per inserirsi in modo positivo e produttivo in un nuovo ambiente di lavoro dipende da diversi fattori.

Le relazioni con i colleghi, la propria capacità di affrontare le sfide, il desiderio di crescita professionale e la consapevolezza delle proprie competenze e dei propri limiti.

La vita stessa è una continua formazione. Lavorare è sinonimo di crescita costante, di arricchimento, di collaborazione, espressione e miglioramento.

Relazioni con i colleghi

Uno degli aspetti fondamentali per inserirsi in un nuovo ambiente lavorativo è la capacità di costruire relazioni sane con i colleghi allo scopo di creare un buon ambiente dove ci sia collaborazione e rispetto reciproco.

Talvolta, le dinamiche di gruppo possono essere molto complesse, e l’ultimo arrivato non ha una chiara percezione di esse.

Nel lavoro come nella vita privata, a proposito di rapporti con gli altri, l’approccio giusto può fare la differenza.

La prima cosa da fare è mostrarsi aperti e ascoltare. La disponibilità all’ascolto e all’apprendimento delle dinamiche è sempre utile per partire con il piede giusto. Dopo aver osservato con attenzione alcuni dettagli importanti è più facile iniziare  a relazionarsi con i colleghi per instaurare un clima di sana collaborazione , di fiducia e di cooperazione.

Chiedere consigli al collega che appare più disponibile è un buon modo per sentirsi supportati e per condividere le proprie idee senza che esse possano sembrare una mancanza di rispetto nei confronti di rapporti e dinamiche già consolidati.

 

L’importanza dei ruoli

Quando si entra a far parte di un team già consolidato è importante comprendere i ruoli al suo interno e dare il giusto valore ad ognuno di essi.
Ci si deve, praticamente, inserire in modo fluido senza intaccare gli equilibri che già esistono all’interno della squadra.

Lo scopo è arricchire il team senza togliere nulla!

 

Affrontare il cambiamento con determinazione

I cambiamenti possono comportare timore e dubbi, ma possono risultare molto motivanti.

Quando si accetta un nuovo incarico in un ambiente estraneo, ci si deve mettere in gioco accettando le sfide.

Avere compiti mai eseguiti prima, essere sottoposti a formazione da parte dei colleghi, doversi integrare in modo veloce, sono tutte sfide che sviluppano nuove competenze.

E’ importante affrontare il cambiamento con una mentalità che ci consenta di apprendere e di integrarci.

Non bisogna scoraggiarsi di fronte alle prime difficoltà, ma è importante mostrarsi subito determinati.
Gli errori che si possono commettere all’inizio si trasformano in nuove opportunità da cui apprendere nuovi metodi e diverse tipologie di lavoro.
Un buon approccio consiste nel chiedere aiuto quando necessario e mostrarsi proattivi nel cercare soluzioni creative a beneficio di tutti.

Training e formazione continua

Partecipare a corsi di formazione o aggiornamento è un modo per investire nel proprio futuro e in quello dell’azienda per cui si lavora.

Una formazione costante è fondamentale per chi desidera avere successo nel proprio campo. Restare statici, soprattutto in ambienti di lavoro in continua evoluzione come quelli di oggi, può essere una caratteristica molto penalizzante.

Essere disposti a investire tempo ed energia per migliorare le proprie competenze è un passo molto significativo per inserirsi nel contesto lavorativo e per rendere più fluida la propria crescita professionale.

Molti ambienti lavorativi offrono corsi di formazione, workshop  e molteplici opportunità di apprendimento che consentono di affinare le proprie conoscenze e abilità e migliorare le performance.

Oltre ad arricchire il proprio bagaglio professionale, è un modo per entrare in contatto con altre figure rilevanti di una organizzazione che possono fornirci la giusta motivazione per crescere.

Inoltre, tenere il passo con i cambiamenti del settore e imparare a usare nuove tecnologie è un segno di proattività che non solo migliora le prestazioni, ma dimostra anche impegno verso il proprio sviluppo professionale.

Come sfruttare i punti di forza

Ancora una volta dobbiamo sottolineare l’importanza di conoscere i propri punti di forza, questa volta per metterli a frutto del team e dare un contributo concreto all’organizzazione.

Ogni individuo porta con sé una personalità unica e competenze specifiche che lo rendono più o meno adatto al ruolo che gli viene assegnato.

I punti di forza rappresentano quel valore aggiunto che arricchisce l’ambiente lavorativo.

Sapersi conoscere e riconoscere i propri punti di forza è un punto di partenza molto rilevante.

Ad esempio la predisposizione a lavorare in team, caratteristiche per una leadership naturale, la propensione a trovare strategie efficaci per risolvere problemi, sono tutti punti di forza che permettono ad un individuo di inserirsi più facilmente in un contesto nuovo di lavoro.

Bisogna però fare attenzione a non innescare gelosie e competizione non sana tra i colleghi, trovando la giusta strada per offrire le proprie competenze senza presunzione o senso di superiorità.

Ogni individuo è unico e da ognuno si può imparare qualcosa.

Tuttavia, ricordiamo che è importante anche essere consapevoli dei propri punti deboli e lavorare su di essi per migliorare le nostre performance e i rapporti con gli altri.

Alcuni trovano difficile lavorare in team oppure eseguire compiti che non danno spazio alla propria creatività. Può essere frustrante non poter esprimere appieno le proprie capacità e questo rallenta la propria crescita personale e professionale creando un malessere latente.

Saper bilanciare le proprie caratteristiche con l’impegno costante è il modo più semplice per migliorarsi.

Un buon equilibrio tra autostima e umiltà permette di inserirsi senza difficoltà in un nuovo contesto lavorativo. Il segreto è non smettere mai di credere nelle proprie capacità e non credersi invincibili e capaci di tutto.

L’inserimento in ambito lavorativo

L’inserimento in ambito lavorativo va vissuto con determinazione e consapevolezza.

Inserirsi in un nuovo ambito lavorativo non è mai facile, ma può essere un’esperienza arricchente e molto stimolante se viene gestita e affrontata nel modo adeguato.

Il vero segreto è saper creare relazioni positive con i colleghi ed essere pronti a superare le sfide del nuovo lavoro. Essere aperti a training continuo e trovare il giusto spazio per esprimere al meglio la propria personalità.

Un adattamento efficace ci rende più predisposti ad una sana e naturale crescita professionale all’interno dell’organizzazione.

 

Mi piace riflettere sulla vita e confrontarmi con gli altri. Ciò che scrivo ha il solo scopo di aprire una fessura verso un sano sviluppo delle proprie capacità.  Mi rivolgo a coloro che necessitano di un supporto emotivo da parte di chi affronta ogni giorno una profonda introspezione per affrontare le sfide della vita. Io non curo, ma metto i miei pensieri a disposizione di chi vuole confrontarsi.

Ricordiamoci che per problemi gravi o situazioni specifiche, è sempre meglio rivolgersi a un professionista qualificato, come un terapeuta o uno psicologo. Chieder aiuto non è mai un errore.

 

Copyright Ⓒ 2025 Valentina Maini. All rights reserved. | Powered by Gavilab
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: