17 marzo 2020 al tempo del Coronavirus
Siamo a circa 38 casi. A Malta non ci sono ancora obblighi riguardo lo stare a casa.
Se non sei un soggetto a rischio ( secondo le nuove norme del caso sei a rischio se sei stato all’estero) non devi osservare la quarantena.
Le scuole sono chiuse da venerdi scorso ( venerdì 13 per chi fosse superstizioso), ma io e mio marito, per una volta, ci siamo sentiti più vicini alle norme italiane e abbiamo deciso di non avere più rapporti sociali già da dieci giorni.
Ci siamo resi conto che ognuno, compresi noi che non siamo stati in Italia di recente, siamo potenziali untori che possono contagiare o essere contagiati.
Ci siamo resi conto che prendere il problema Coronavirus alla leggera ci avrebbe fatto fare lo stesso iter dell’Italia e così abbiamo giocato d’anticipo.
Niente scuola, niente sport e i nostri computer accesi h24 per continuare a svolgere il nostro lavoro.
La verità è che il Coronavirus esiste
Non sono nessuno e non ho le competenze per stabilire se il Coronavirus sia una semplice influenza stagionale.
Non sono così esperta di politica estera da fare supposizioni molto più grandi di me…Sono una donna e prima di tutto una madre al tempo del Coronavirus, preoccupata per la propria famiglia.
Non voglio rischiare di trovarmi nella situazione di avere uno dei miei cari in un reparto d’ospedale blindato con un respiratore attaccato senza potergli stare vicino.
Vivo già con estremo dolore la lontananza dalle nostre famiglie a Roma con il pensiero fisso di non poter fare nulla se accadesse loro qualcosa.
Mi consolo pensando che anche se fossi in Italia non potrei incontrarli.
Come dicevo all’inizio a Malta non c’è, a parer mio non ancora, il divieto di uscire di casa per fare una passeggiata. Oggi mi sono concessa due cuffie e un telefono carico per allontanarmi dal centro abitato e fare una passeggiata.
Mi sentivo un pò un alieno, una sorta di mummia resuscitata in un altro secolo.
Nella prima parte della passeggiata ho incontrato gente “normale”. Gente che entra sorridente nel supermarket, che chiacchiera al portone… Gente senza troppa paura. Non ho la stessa percezione che mi arriva dall’Italia, dove il supermercato è pericoloso quasi quanto un quartiere malfamato in piena notte! Per ora i supermercati di Malta sono nella fase 1… quella in cui si fa la corsa a chi riempie prima il carrello!
Man mano che acceleravo il ritmo, la mia passeggiata aveva un sapore diverso. Ho goduto dei benefici del vivere su un’isola grande poco più di uno scoglio.
Quel poco verde che copre le terra di Malta mi ha accompagnato con un po’ di ossigeno durante il mio passo veloce.
Niente corsa. Niente fretta.
Un’ora del mio tempo per pensare e concentrarmi sul futuro.
La ruota è ferma
Durante Il giorno mi scambio qualche messaggio con le amiche e ci confrontiamo un po’.
Siamo tutte preoccupate per la salute dei nostri cari, ma anche per ciò che ci riserva il futuro.
Il mondo é in crisi… Chi più e chi meno. Ogni stato sta vivendo la sua fase di astenia dalla ruota inarrestabile dell’economia mondiale.
Eppure la ruota ha smesso di girare.
Negozi chiusi, ristoranti chiusi, no alle scuole, ai luoghi di aggregazione… No alla vita sociale e al conseguente circolo della moneta.
Un po come il #freeze” del Grande Fratello. Tutto in stand by in attesa di nuove disposizioni.
Ma qui non c’è la D’Urso, qui ci sono interessi grandi in gioco e le nomination potrebbero modificare fortemente il profilo economico di un Paese.
La gente… Noi… Siamo costretti ad adeguarci ad una situazione impellente che non ci concede il tempo di pensare, né quello di decidere.
Dobbiamo mettere in pausa ogni attività per aspettare il giorno della ripresa.
E quando sarà? Quanto durerà?
Quando guardo un film su Netflix mi sembra già strano, dopo 10 giorni, vedere gente che si stringe la mano, che si abbraccia…
Forse é come quel film che mio figlio guardava da bambino e che mi metteva tanta angoscia… Sì quel film con la terra abbandonata priva di vita… Wallie…
Quello mi fece più impressione di quelli per noi adulti, perché rendeva l’idea della catastrofe in modo semplice, a prova di bambino.
Il silenzio sulla terra era così assordante che persino mio figlio, che all’epoca forse aveva cinque anni, riusciva a sentirlo chiaramente.
Ma il silenzio ora è nelle strade delle nostre città. La gente si affaccia dai balconi in cerca di un like fatto di carne ed ossa… Un applauso, un inno, un coro… Forse adesso che i social sono l’unico sfogo consentito non ci bastano più… C’è bisogno di normalità. Abbiamo voglia di salutare il vicino, di fare le file alla posta e di innervosirci nel traffico. La nostra quotidianità non si esprime con un like o con un meme che ironizza sul Coronavirus. La condivisione di una battuta è un modo per affrontare le restrizioni con un sorriso che nasconde paure, tensioni e preoccupazione.
Incontri ravvicinati al tempo del Coronavirus
Durante la mia passeggiata ho incontrato pochissime anime. Ero in aperta campagna e intorno a me c’era lo stesso silenzio della città… Ma era pulito… Sapeva di pulito e l’ho respirato a pieni polmoni come non avevo mai fatto… Mi sembrava prezioso come oro e ho pensato che magari, tra qualche giorno, sarebbe stato solo un sogno impossibile da realizzare.
Ad un tratto ho incontrato due donne della mia età credo. Una era sul ciglio destro della strada e l’altra sul sinistro, il mio stesso lato. Man mano che avanzavo sentivo la necessità di non arrivarle faccia a faccia e, quando mancava poco, ho approfittato dell’assenza di automobili per mettermi al cento della strada. Siamo entrambe scoppiate in una risata spontanea e “aggregante”. Dopo che ci siamo superate, con un inglese nordico si sono voltate e mi hanno detto che anche tra loro erano a distanza pur essendo amiche!
L’amicizia a distanza
Sì… Che belle le camminate con le amiche. Adesso che ci penso sarebbe bello se sabato sera andassimo a cena insieme. Una cosa così normale adesso è diventata un diversivo. Ma se teniamo duro presto avremo modo di recuperare.
Perché siamo solo in pausa e non dobbiamo fare altro che attendere. In fondo ci è stato chiesto di stare in casa con le nostre famiglie e non è la fine del mondo. Ci è stato imposto di uscire solo per le necessità e ci siamo accorti che l’unica vera necessità è mangiare, almeno finché la salute ci assiste.
Il mare mi ha preparato al Coronavirus
Ancora una volta devo molto al mare. Il mare, le lunghe navigazioni mi hanno insegnato molto. So fare buone scorte di cibo e gestirle per le traversate, so stare in uno spazio ristretto e convivere con amici e familiari per molti giorni… E infine so trovare il tempo per pensare e per tenere impegnati i miei figli in un gioco da tavola che chiamo “famiglia”. Questo non significa che non ho mai voglia di uscire, di tuffarmi nel mare e sentire solo il rumore dei miei pensieri… Ma significa che ho imparato ad aspettare… Ad aspettare di vedere terra!
Penso a chi è solo, a chi non può andare a fare la spesa e ha bisogno degli altri per vivere. Ci lamentiamo dello stare a casa e siamo costretti a convivere 24 ore al giorno con gli umori di ognuno, ma non sappiamo cosa sia la solitudine.
Mi sento così sciocca a volte a pensare alle cose futili… Spesso trovo scontate molte cose, ma in realtà non è così.
La merenda… L’appuntamento sull’agenda!
Al tempo del Coronavirus non è più scontato nulla. Persino la merenda diventa un momento tanto atteso in cui sedersi tutti alla stessa ora a tavola… Perchè senza appuntamenti abbiamo tutti tempo per fare merenda alla stessa ora!
Il tempo si è fermato, ma la testa no. Al posto del tempo… Dei minuti che battono a ritmo costante, adesso c’è il cuore che batte. O meglio… Batteva anche prima, ma non riuscivamo più a sentirlo.
Questo è il mio scorcio di vita al tempo del Coronavirus. Ho preso il toro per le corna e ho deciso io quale pensiero ascoltare. Non mi piace fare le cose per forza, mi piace scegliere cosa fare e per questo #IoRestoaCasa … Anche lontana dall’Italia io resto a casa!