Cento folletti nel giardino incantato…

Era un giardino davvero grande, pieno di siepi rigogliose e di fiori colorati dal profumo intenso. C’erano bacche rosse che sbucavano da foglioline appuntite e campanelline rosa appese a ramoscelli esili e dondolanti. L’erba a terra era verde e tenera e i grilli saltellavano indisturbati da un capo all’altro del giardino più bello della città…

Il giardino incantato. Ma quello che non tutti sapevano è che fosse un giardino magico. Uno di quei posti che esistono solo nelle favole, quelli in cui vivono le fate che volano di fiore in fiore… Quelli in cui ai piedi di un albero gigante potresti scovare cento buffi e ridenti folletti vestiti di verde!

Matilde era una bambina molto curiosa. Sempre alla ricerca di qualcosa da scoprire, sempre con lo sguardo pronto a scovare i segreti del mondo… Non sapeva proprio rinunciare al suo vizio di indagare ciò che le appariva misterioso.

Un giorno, mentre tornava a casa dopo la scuola, vide il cancello del giardino incantato socchiuso e non riuscì a resistere alla forte tentazione di entrare. “WOWWWW…!! ” , esclamò alla vista di quel posto tanto meraviglioso… Tutti quei colori l’attraevano come un orso col miele e, mentre continuava a volteggiare tra i fiori e la natura con la testa che le girava, cadde sfinita sul prato morbido come un tappeto di velluto. Provava la stessa sensazione di posare la sua testa sul dorso del suo gatto Tea!

gatto ciabatta
Il gatto Tea

Continuava a guardare il cielo da sdraiata e le sembrava un sogno. Osservava da vicino le farfalle svolazzanti di fiore in fiore con quei musetti che le facevano assomigliare a dei mostriciattoli e quelle ali che le facevano sembrare delle ballerine.

farfalle danzanti

Matilde era sempre più incuriosita da quel mondo che non aveva mai osservato così da vicino e si sentiva rapita dalla bellezza di quel giardino che non aveva mai potuto visitare prima di quel giorno, ma che aveva sempre immaginato…

Si accorse della presenza di una fitta tela, fatta da fili sottili e imprecettibili, che le pendeva proprio davanti al faccino e restò ad osservarla senza muoversi aspettando di conoscere il padrone di casa… Il sole filtrato dalla trama le attraversava la frande frangia rossa di capelli, che le copriva, a tratti, gli occhi. Sembrava che ci fossero delle goccioline appiccicose su tutta la superficie e scrutandola per bene, Matilde si accorse della presenza di piccoli moscerini rinseccoliti tra un giro e l’altro dell’attenta tessitura. Mentre la bambina osservava tanti particolari curiosi, vide sbucare da un lunghissimo filo sottile, che teneva la tela attaccata all’albero, un ragnetto molliccio con la faccia antipatica e impertinente. La piccola fece un sobbalzo che la fece rotolare sotto una bellissima rosa gialla.

Le spine furono la prima cosa a colpire l’attenzione della piccola e inarrestabile curiosona… Erano enormi e molto robuste, di sicuro avrebbero npotuto strapparle la veste se si fosse spinta troppo in là scappando dal ragno antipatico! Quando si soffermò ad ammirare la maestosa rosa dai vellutati petali color ambra, subito Matilde comprese la motivazione di tante guardie appese al lungo gambo, pronte a proteggere la regina del giardino incantato…

rosa gialla

Mentre continuava a guardare quel magnifico paesaggio, fino ad allora sconosciuto ai suoi occhi, non potè far a meno di notare due meravigliosi uccellini volteggiare tra i rami di una grande magnolia piena di grandi fiori biancastri. Con grande invidia, la piccola Matilde pensò che volare doveva essere una sensazione unica…

Il cielo azzurro e il sole più splendente che mai, facevano da cornice a quel giardino fatato e all’apparenza disabitato, ma visitato, in tutti i suoi strati e angoletti più nascosti, da tanti esseri diversi tra loro e unici nel loro genere.

Matilde rovistò nella sua borsa della scuola e tirò fuori una splendida macchina fotografica, un oggetto di obbligo per una bambina così curiosa del mondo e sempre in cerca di avventura. Chiuse un occhio e arricciando il naso lentigginoso cominciò a scattare un susseguirsi di immagini senza pensarci troppo…

Foglie, fiori, sassolini dalle strane forme… Insetti sconosciuti e pezzetti di corteccia ai piedi dei grandi pini secolari. Immortalò qualunque cosa le capitasse davanti all’obbiettivo e, in punta di piedi, attraversò quel regno incontaminato dirigendosi verso il cancello in ferro battuto da cui era entrata di nascosto… Per uscirne, stavolta, con la stessa fugace camminata, ma con un’aria molto soddisfatta che non celava certo la sua momentaneamente sazia curiosità!

Un segreto pieno di magia…

Tornata a casa, la mamma, abituata ai ritardi di Matilde, non le chiese quale attrattiva l’avesse trattenuta stavolta nel tornare da scuola. Dopo mangiato la ragazzina prese la sua FG 700 SUPER ZOOM per ammirare  sullo schermo del suo computer sgangherato, il susseguirsi di scatti rubati a quell’angolo di mondo chiamato GIARDINO INCANTATO… Erano delle foto bellissime! Quelle immagini rendevano perfettamente giustizia ai colori dei papaveri, alle rose lungo il muro di cinta e alle chiome degli alberi alti fino al cielo…

Mentre le sfogliava freneticamente, Matilde tornò indietro col mouse notando un particolare che le fece battere il cuore a rallentatore… Cosa si celava dietro ai funghetti ai piedi del pino? Una strana immagine faceva capolino dai morbidi e carnosi cappelli dei funghetti… Era un folletto!

Ritorno al giardino…

Matilde era incredula e continuava a fissare quella fotografia come una pazza visionaria e, sbigottita, scoprì con i suoi occhi che quel giardino era davvero incantato! Calzò le scarpe da tennis senza neanche slacciarle e andò nella stanza di suo fratello Antonio. Lo afferrò per un braccio per farsi accompagnare con l’auto al giardino incantato. Antonio non riuscì neanche a chiedere cosa stesse succedendo che già i due si trovavano all’ombra del grande pino secolare! Matilde, con le mani sporche di terra, prese a rovistare tra i funghetti e scorse un piccolo esserino. Indossava un cappello appuntito più delle spine della rosa gialla e aveva delle orecchie lunghe come un ago del pino… Li aveva trovati!! Erano i “cento folletti del giardino incantato”, manutentori di un paradiso verde e profumato. Antonio, da principio con aria distaccata, ma poi con la medesima passione, poggiò la sua mano destra sul mucchietto di terra accanto a sua sorella e un paio di esserini gli saltarono sul polso, sorridenti e per nulla spaventati dalla loro presenza.

Poi ne arrivò un altro, e un altro ancora… Per terminare con un esserino vestito di blù con aria un pò titubante, ma favorevole al dialogo. Il nanetto blu guardando i ragazzi scoppiò in una grossa risata e disse loro: “Bene, ora ci avete visto e siete sorpresi dalla nostra presenza, ma questo è il nostro mondo e siete voi gli intrusi, perciò… Se volete continuare a trovarci qui, dovete custodire per sempre il segreto del nostro regno…

il boccaio magico e l’ospedale dei NON SO CHE !

Gaggo pensò che era stato proprio un dolce pensiero quello del suo papà… Gli aveva comperato una nuova maschera per le sue consuete escursioni a pelo d’acqua e, stavolta, non c’era attaccato il solito boccaio ricurvo… Ce n’era uno molto strano e con un’estremità piuttosto curiosa!

In principio il bambino si mostrò come sempre un pò titubante nel provare qualcosa di nuovo… Ma quando il suo papà riuscì a convincerlo, Gaggo non esitò ancora a tuffarsi in quel mare splendido col suo nuovo boccaio blu!

L’inizio di una nuova avventura…

Dopo qualche pinneggiata verso il basso, il piccolo nuotatore cominciò a rendersi conto che dal suo nuovo “arnese” non entrava acqua come tutte le altre volte che aveva usato un boccaio… Come per incanto si era chiuso e sembrava contenere tanta aria da permettergli di restare a fondo come un vero sub…

Era davvero incredibile! Lo snorkeling era diventato più facile che mai… E mentre il giovane esploratore si dirigeva verso la scogliera, si accorse di un piccolo esserino che nuotava sotto di lui…

Aveva due strani occhi a forma di palla e una pinna sul dorso simile ad una farfalla… Non era né un pesce, né un granchio, nè un mollusco… Insomma era un animale che Gaggo non aveva mai visto prima e che lo incuriosiva davvero molto. I colori sgargianti di quel piccolo “non so che” erano davvero molto belli e lo invogliavano a continuare a seguire quel grazioso animaletto del mare.

Gaggo approfittando delle riserve magiche del suo boccaio riuscì a seguire l’animaletto pieno di colori fino ad una fessura nella roccia sommersa e pensò che fosse la sua tana. Ma quando appoggiò la sua grande maschera a quel buco nero, vide un mondo del quale subito si innamorò… Era un mondo davvero fantastico e quei suoi occhioni color nocciola brillavano più delle stelle mentre osservavano tutti quei colori…

E proprio in quel preciso istante uno di quegli esserini si diresse verso il ragazzino e lo incoraggiò ad entrare attraverso un’altra fessura, molto più grande, posta un pò più giù sulla scogliera emersa. Gaggo scoprì che quei magnifici “non so che” erano i restauratori del mare… Mandati dal cielo per ristabilire l’equilibrio marino e rafforzare tutte le specie a rischio di estinzione! Era come un ospedale sotto il mare… C’erano ricoverati delfini storditi dall’inquinamento… Tartarughe ferite dai motoscafi… E tanti altri abitanti del mare…

E’ ora di rientrare alla base!

Improvvisamente Gaggo sentì che l’aria all’interno del boccaio stava per esaurirsi, quindi si affrettò a raggiungere l’uscita di quella grande grotta per tornare in superficie dove, con estrema agitazione, lo attendeva il suo papà… Incredulo di quanti minuti fossero trascorsi dall’inizio di quella sorta di immersione!

Quando il bambino raggiunse il mondo esterno era così emozionato che non riusciva a raccontare al suo papà quanto aveva visto nel mare… Con grande affanno spiattellò ogni dettaglio di quell’esperienza ai suoi genitori e si sentì un privilegiato ad aver incontrato quell’esserino variopinto… Perciò non fece che ringraziare il suo papà per quell’oggetto che lo aveva reso il protagonista di un’avventura pazzesca!!!!

Isola di Serpentara

ISOLA DI SERPENTARA  39°08′N 9°36′E

L’isola di Serpentara è disabitata e fa parte dell’ AMP di Capo Carbonara.

Gli ancoraggi sono difficili e insidiosi dato che l’unico punto dove è ammesso si trova tra i due isolotti dove il fondale è meraviglioso, ma cosparso di crepacci dove, con facilità, può “incattivirsi”l’ancora. E’ divisa tra zona A e B, difficilmente si trova mare piatto per dare fondo all’ancora in un punto tranquillo dato che è una zona molto ventosa, ma quando si ha la fortuna di transitarvi in una giornata di mare calmo e clima favorevole, le ore passano veloci e ci si può immergere nella natura sentendosi parte di essa senza invaderne il suo silenzio.

Serpentara si trova in un punto dove i venti creano un “effetto Venturi” tra l’isola e la costa in particolare Punta molentis ( unico ancoraggio protetto dai venti da NE di quel tratto di costa).

Isola di Serpentara

I fondali sono stupefacenti, ogni volta che vado a Serpentara il mio primo pensiero è quello di immergermi con pinne e maschera e rilassare la mente sentendo solo il rumore del mio respiro che attraversa il boccaio!

Se ci si trova a Serpentara e si ha la necessità di ripararsi dal vento Maestrale, non bisogna scapolare Capo Carbonara, come molti fanno, ma occorre mantenersi tra Cala Pira e Cala Sinzias situate subito a nord sulla costa davanti a Serpentara.

Il suo nome non deve trarre in inganno i visitatori perchè le viene attribuito solo per la forma fisica allungata. Ho immenso piacere a ricordare le mie passeggiate a terra con la famiglia e gli amici, il paesaggio mediterraneo, il granito e la limpidezza del mare che bagna questa isola. Il mio consiglio è di trovare qualche ora per approdare a Serpentara durante le vacanze a villasimius, sarà un’esperienza fantastica e un buon compromesso tra relax e avventura…

 

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